Osteggiata dalle major discografiche e sanzionata negli Stati Uniti da alcune sentenze di tribunale che hanno ritenuto illegittimo l'operato della piattaforma specializzata ReDiGi, la compravendita in rete di file audio Mp3 "usati" trova invece un alleato nel governo britannico, chiamato ad esprimersi sulla questione durante le consultazioni in corso tra i membri della Commissione Europea in merito alla riforma del copyright. Secondo le autorità britanniche, la compravendita di merci sui mercati tradizionali dà impulso tanto all'economia che alle tecnologie fungendo anche da calmiere sui prezzi, "e non sembra esserci motivo per cui questo non dovrebbe valere anche per le copie digitali", sempre che il venditore provveda a cancellare quella in suo possesso. Diversamente la pensa la federazione mondiale dei discografici IFPI, così come la filiale britannica BPI e le case discografiche Sony Music e Universal che hanno espresso i loro pareri alla Commissione Europea. "Nel settore della musica registrata consentire la rivendita di contenuti digitali avrebbe conseguenze estremamente dannose per tutto il mercato", fa osservare l'IFPI. "Il concetto secondo cui il principio di esaurimento dovrebbe applicarsi alle copie acquisite per via di trasmissioni digitali così come si applica a quelle fisiche ignora le molte differenze esistenti tra i due tipi di copie e tra i due processi di distribuzione". In sostanza, sostengono i discografici, i due casi non sono comparabili dal momento che mentre la rivendita "fisica" ha per oggetto un unico prodotto originale, quella digitale può riguardare copie riprodotte all'infinito.