Una nuova voce si aggiunge al dibattito sui servizi di streaming e le loro implicazioni per chi della musica fa la sua professione quotidiana. E' quella di Jared Leto, attore di successo e frontman dei Thirty Seconds To Mars, che in una recente intervista all'Hollywood Reporter ha sostenuto che "il problema è che agli artisti tocca l'estremità più corta del bastoncino". Concordando con l'opinione espressa da Billy Bragg, anche Leto ritiene che "le società di streaming pagano le etichette discografiche, ma queste non pagano gli artisti", e che questi ultimi "non hanno un posto riservato al tavolo quando si tratta di partecipare alla conversazione sul futuro di tecnologia e creatività. Si sta definendo un modello, e gli artisti dovrebbero partecipare alla progettazione". Il vocalist è convinto che le case discografiche stiano godendo di "enormi vantaggi, rilevando quote di stock options o di società tecnologiche in cambio della garanzia di accesso ai diritti di riprodurre musica in streaming. Si stanno facendo un sacco di accordi di cui gli artisti non sono parte. Penso che si stia vivendo una fase di transizione, il potere che le case discografiche erano solite avere è stato eroso con l'aiuto della tecnologia, dei social media e di nuovi e alternativi metodi di distribuzione, ma non si è ancora affermato chiaramente un nuovo modello. Vediamo gente sperimentare e avere successo, ma in gran parte si tratta di operazioni una tantum che non si è riusciti a duplicare con grande successo. Credo che l'industria sia matura per uno sconvolgimento e che abbia un enorme potenziale (...), ma che che le cose probabilmente peggioreranno prima di migliorare". Leto non si dichiara, tuttavia, contrario in principio allo streaming: "Il mercato reagisce a quel che la gente desidera, e ovviamente sembra che siano in tanti a voler ascoltare la musica in streaming perché è divertente. Ma c'è anche un altro aspetto della questione: la percezione che la musica sia gratuita. Anche se paghi un servizio premium, la musica resta sempre a tua disposizione. E' un po' come quando guardi un film su Netflix, e se i primi cinque minuti non ti sembrano buoni è probabile che che tu lo interrompa e vada a cercare qualcos'altro. Senza sapere che se ci dedichi un po' più di tempo, magari trenta minuti dopo finisci per restarne estasiato".