Nasce un altro caso giudiziario tra KaZaA e le major del disco e del cinema, ma questa volta a parti invertite. Sharman Networks, la società che sta dietro al popolarissimo programma di file sharing, potrà citare a sua volta in giudizio RIAA e MPAA (che rappresentano rispettivamente le etichette discografiche e gli “studios” hollywoodiani) per, ironia della sorte, motivi analoghi a quelli che gli vengono normalmente contestati: e cioè la violazione dei copyright. Il via libera è arrivato da Stephen Wilson, lo stesso giudice di Washington che nell'aprile dell'anno scorso aveva dichiarato legittimi i programmi di file sharing Grokster e Morpheus (vedi News), ma che fino ad oggi aveva respinto per vizi di procedura formale i controreclami di KaZaA. <br> Ora invece Sharman potrà discutere in tribunale le sue tesi: e cioè che, nel tentativo di tenere sotto controllo le attività del network, etichette e “studios” hanno utilizzato versioni non autorizzate del software, intralciandone illegalmente il funzionamento con l'immissione di file fallati e di messaggi di avvertimento agli utenti. Non solo: secondo la società (che ha una sede “offshore” nel Sud Pacifico), le associazioni di produttori discografici e cinematografici avrebbero anche violato le leggi antitrust boicottando le iniziative di Altnet, suo partner d'affari "incensurato". <br> RIAA e MPAA hanno iniziato la loro battaglia sul copyright contro KaZaA e altri servizi di file sharing a partire dal 2002 (vedi News), sostenendo che la distribuzione di file non autorizzata attraverso Internet viola i loro diritti, quelli degli autori delle opere e degli artisti che le interpretano. Ma fino ad ora non hanno ottenuto nessuna vittoria definitiva in tribunale.