L'offerta di Apple Computer per l'acquisto di Beats Electronics (3,2 miliardi di dollari, secondo fonti non ancora confermate) si porta in scia alcune vertenze non risolte con chi si sente in credito nei confronti della società fondata da Jimmy Iovine e Dr. Dre. Recentemente è stato l'ex l'amministratore delegato del servizio di musica digitale MOG, David Hyman, a farsi avanti con una richiesta di risarcimento da 20 milioni di dollari dopo essere stato defenestrato dall'incarico a seguito dell'assorbimento dell'azienda. Mentre ora si surriscalda una causa aperta a gennaio da Steve Lamar, un ex manager di hedge fund che sostiene di essere il padre fondatore delle cuffie Beats e che di conseguenza rivendica diritti a intascare una royalty del 4 per cento sulle loro vendite. Nei documenti processuali Lamar racconta di essere stato lui, nel 2006 (ai tempi in cui era presidente di una società chiamata SLS International), a suggerire a Iovine di creare una gamma di cuffie usando come testimonial una celebrità musicale. La sua idea, sostengono i suoi legali, consisteva nel creare "una partnership tra una tecnologia che avrebbe fornito un'esperienza audio di qualità superiore e un design produttivo di eccellenza nonché un'identità di marca promossi da un artista rispettato e conosciuto": Iovine, presidente della Interscope Records, propose a quel punto di coinvolgere nel progetto Dr. Dre. Lamar affidò a Pentagram, una società californiana, il compito di disegnare una linea di cuffie, e già nel 2006 si parlò di vendere i prodotti nei negozi Apple. Alla fine Beats scelse invece Monster come partner distributivo, e venne siglato un accordo che riconosceva a Iovine e Dr. Dre il 20 per cento del ricavato delle vendite e a un'altra società di Lamar, Jibe Music, il 5 per cento. Nel luglio del 2006, tuttavia, quest'ultimo, Jibe, SLS e Pentagram vennero portati in tribunale per il tentativo di commercializzare una linea di cuffie Beats senza coinvolgere il rapper afroamericano. La vertenza venne risolta riconoscendo a Lamar il 4 per cento delle vendite sulle cuffie disegnate da Pentagram e vendute da Monster. L'imprenditore sostiene tuttavia che l'amministratore delegato di Pentagram, Robert Brunner, negoziò un accordo separato con Beats tagliandolo fuori dall'affare; anche lui è stato citato in giudizio insieme a un'altra società, la ditta di auditing Hinrichs & Associates, che a sua volta avrebbe intascato una parte delle royalties.