Una volta assorbito da Apple, il servizio di streaming Beats Music conserverà - almeno in una prima fase - il suo nome e il suo marchio. Lo hanno spiegato Jimmy Iovine, Dr. Dre e i due top manager Apple Tim Cook ed Eddie Cue nel corso della prima intervista congiunta concessa nei quartieri generali di Cupertino a Ben Sisario del New York Times. "Abbiamo analizzato le conseguenze di una fusione con Beats e quel che abbiamo verificato è che si tratta di una società dotata di un raro e incredibile talento", ha spiegato al giornalista del quotidiano newyorkese l'amministratore delegato Cook, mentre Cue, responsabile dei contenuti del marchio della mela, ha ricordato che "Jimmy (Iovine) è stata una delle prime persone a cui mostrammo iTunes", risultando cruciale nel fare accettare il concetto di un negozio di download digitale ai vertici di un'industria più che sospettosa. Iovine, 61 anni, ha ricordato le sue origini di uomo di musica, raccontando a Sisario che "la mia vità cambiò perché Bruce Springsteen si sistemò al microfono di fronte a me". "Gli artisti", aggiunge durante l'intervista, "devono essere rappresentati nel modo corretto e pagati il giusto": una buona notizia, per i numerosi musicisti tuttora molto critici nei riguardi dei sistemi di compensazione e distribuzione royalty applicati dai maggiori servizi di streaming internazionali, ma anche per le case discografiche che sentono di avere finalmente una controparte che conosce i loro problemi e parla la loro stessa lingua. Iovine, per parte sua, è pronto a riconoscere al team di Cupertino i suoi meriti: "Vai in qualunque studio di registrazione nel mondo e vedi candele, luci e quella lucina Apple irradiata da un Mac. Apple è una società che capisce la musica. E' culturalmente attrezzata, mentre la gran parte delle società tecnologiche sono culturalmente inette". Dr. Dre, invece, è laconico: "Questo è il sogno", il suo unico commento.