Ironia della sorte: Richard Branson sbarca in Italia per il party di lancio dei centri di benessere e fitness contraddistinti dal marchio Virgin Active (una palestra già aperta a Genova, una in funzione da marzo a Bologna, successive aperture già programmate a Roma, Milano e Torino per un investimento complessivo valutato in 70 milioni di euro) proprio quando per i suoi (ex) Virgin Megastores arriva il certificato di morte definitivo. <br> Per Virgin Retail Italy srl, la società che dal giugno 2002 era in mano all'imprenditrice Laura Alessi (vedi News) e che gestiva i quattro punti vendita di Milano, Bergamo, Padova e Bologna, è arrivata la dichiarazione di fallimento, pronunciata il 5 febbraio scorso dal Tribunale Ordinario di Milano, Sezione 2a Civile, e depositata quattro giorni dopo. Contestualmente, i magistrati (che hanno agito su istanza dei creditori, le società Autogrill, Self Distribuzione e L'Innominato) hanno nominato il procuratore fallimentare che dovrà anche provvedere ad inoltrare le lettere di licenziamento ai 31 dipendenti rimasti in organico sul territorio nazionale. <br> Questi ultimi, intanto, segnano un punto a favore nella vertenza che li vede in conflitto con la proprietà dell'azienda. La federazione Filcams-CGIL che li rappresenta ha ottenuto dalla Sezione Lavoro del Tribunale di Milano la condanna di Virgin Retail Italy per condotta antisindacale: in base al dispositivo della sentenza la società è tenuta a rimborsare ai dipendenti le trattenute in busta paga superiori alle ore di sciopero effettivamente esercitate dal personale, a corrispondergli gli stipendi per l'inattività forzata conseguente alla serrata senza preavviso del megastore milanese (avvenuta il 24 dicembre scorso, vedi News), a risarcire lo stesso sindacato dei danni cagionati (per un importo di 10 mila euro) e a pagare le spese legali (3 mila euro). <br> La Alessi e i suoi legali non si sono presentati finora in tribunale: avranno facoltà di farlo il 17 maggio prossimo, data fissata per un'udienza con i creditori.