Dopo i dati poco confortanti diffusi sul mercato discografico italiano 2003 (calo del 7 % nel numero dei pezzi venduti e nel giro d’affari, vedi News), arrivano le cifre che riguardano gli Stati Uniti: negative anche loro, com’era nelle aspettative nonostante le notizie di ripresa delle vendite nell’ultimo scorcio dell’anno . I discografici Usa, ottimisti per natura o per forza, traggono comunque buoni auspici dal fatto che la flessione del 2003, - 4,3 % nel fatturato, -2,7 % in volume – è risultata inferiore a quella dell’anno precedente (- 6,8 % e – 7,8 % rispettivamente), e si fanno coraggio dicendosi che il peggio è passato e che il mercato si è ormai stabilizzato (la pensa allo stesso modo il presidente di Universal Italia, Piero La Falce, vedi News). <br> Le linee di evoluzione/involuzione del mercato discografico più grande del mondo sono analoghe a quelle degli altri paesi, con qualche eccezione: si riducono le vendite di Cd album (- 3 %, 609,8 milioni di pezzi), cresce la domanda di Dvd musicali, + 56 % in valore e + 64 % in unità, e risolleva la testa il mercato dei Cd singoli (+ 85,5 %, 8,3 milioni di pezzi); mentre non sono ancora disponibili cifre ufficiali sui download a pagamento da Internet, che Mitch Bainwol, presidente e amministratore delegato dell’associazione di categoria RIAA, definisce un “mercato ancora allo stadio infantile” che necessita di essere difeso dall’illegalità e dalla pirateria. Per il resto, l’organizzazione dei discografici americani vede schiarite all’orizzonte: mai come oggi, sottolineano i suoi portavoce, la musica era stata disponibile in una molteplicità di formati che includono i download, la radio via satellite, il Webcasting e i nuovi supporti misti Cd/Dvd.