Tutto cominciò quando Andrew Goldin, un creativo freelance di Richmond, in Virginia, pensò - insieme ai suoi amici Brig White, John McAdorey e Lucas Krost, che sarebbe stato bello vedere i Foo Fighters tornare a suonare nella sua città, dalla quale mancavano dal 1998. Richmond però non è New York, Chicago o Los Angeles, e difficilmente un promoter si sarebbe preso il rischio di organizzare uno show di un gruppo tanto importante - e costoso - in una città che avrebbe potuto dare una risposta non all'altezza. Così Andrew pensò che sarebbe stato meglio fare tutto da solo. E decise di organizzarle lui, le prevendite. Ovviamente senza che alcuna data fosse stata fissata. Così iniziò a spargere la voce che se almeno 1400 persone avessero versato 50 dollari per un biglietto - allora solo virtuale - si sarebbe raggiunta la quota sufficiente per offrire alla band un ingaggio. La cifrà fu raggiunta a tempo di record, grazie anche all'intervento di esercizi locali - una concessionaria di auto e un ristorante - che finanziarono la campagna con 5000 dollari a testa ritagliandosi il compito di diventare punti vendita dei tagliandi, l'addebito per l'acquisto dei quali sarebbe avvenuto solo a obbiettivo raggiungo. Andrew lo comunicò al gruppo che via Twitter rispose: "Stateci bene, ci vediamo presto". Il crowdfunding, per la prima volta applicato alla musica dal vivo (e spinto dal crowdsourcing, ovvero dall'iniziativa popolare), agli occhi di Grohl potrebbe rappresentare l'inizio di una rivoluzione copernicana nel mondo del live entertainment: non più, in sostanza, calendari e itinerari stilati a senso unico da manager e promoter, seguendo le solite piazze e i soliti periodi, ma un ben più democratico scenario dove a guidare le scelte delle agenzie potrebbero essere le iniziative di finanziamento di massa. "Ve lo dico: questo potrebbe diventare il modo che useranno i gruppi per decidere dove andare a suonare", ha spiegato l'ex Nirvana, che per primo ha avuto modo di sperimentare un'iniziativa del genere, alla radio sudafricana 5FM: "E' divertente, e può cambiare completamente le regole del gioco. Da vent'anni a questa parte siamo sempre stati noi a decidere dove andare a suonare. Da oggi, se abbiamo notizia di qualcuno che ci voglia in concerto da qualche parte, prendiamo anche in considerazione l'idea di accontentarlo". A pagamento, ca va sans dire. "Siamo un gruppo da vent'anni", ha concluso Grohl: "E sentiamo che sia venuto il tempo di iniziare a andare dove non abbiamo mai suonato. Adoriamo tornare nei posti dove abbiamo già suonato, e ai quattro angoli del mondo siamo stati capaci di costruirci una fan base straordinaria. Allo stesso modo, però, ci piace andare là dove non siamo mai stati". I Foo Fighters pubblicheranno il loro nuovo album, del quale al momento non si conoscono dettagli come titolo e tracklist, nel prossimo mese di novembre: alla session di registrazione, secondo quanto riferito dallo stesso Grohl, hanno preso parte, in veste di ospiti, Rick Nielsen dei Cheap Trick, Gary Clark Jr., Joe Walsh, Carrie Underwood, Chuck D dei Public Enemy e Gibby Haynes dei Butthole Surfers.