Finora, negli Stati Uniti, lo streaming non autorizzato è stato considerato un reato minore e non un crimine com'è invece il download illegale. Le cose potrebbero cambiare, se la commissione Giustizia del Congresso accetterà le raccomandazioni avanzate dal Ministero di Giustizia che chiede di trattarlo come un reato penale. Ad avanzare la proposta è il vice assistente attorney general David Bitkower, che durante un'udienza tenuta la settimana scorsa in Campidoglio ha citato una ricerca secondo la quale la larghezza di banda consumata dal video streaming illegale nel Paese è cresciuta del 470 % tra il 2010 e il 2012. "Una nuova sfida che si pone di fronte ai titolari dei copyright e alle autorità incaricate di applicare la legge è la crescita dello 'streaming' su Internet come mezzo principale per disseminare online molti tipi di contenuti protetti dal diritto d'autore", ha detto Bitkower ricordando che il fenomeno si è sviluppato grazie alla disponibilità dell'Internet ad alta velocità e specificando che la richiesta della configurazione di un reato riguarda solo lo streaming esercitato su larga scala e a fini di lucro. Il funzionario governativo sostiene che un adeguamento della legge "enfatizzerebbe la serietà della minaccia che lo streaming non autorizzato rappresenta per i detentori legittimi dei copyright, chiarirebbe i limiti e il raggio d'azione dei comportamenti ritenuti illegali allo scopo di dissuadere i potenziali trasgressori e fornirebbe al Ministero un importante strumento per perseguire e scoraggiare lo streaming illecito". In Italia l'ipotesi dello streaming illegale a scopo di lucro rientra nella casistica prevista dall'art 174-ter della legge sul diritto d'autore, che punisce il reato con la reclusione da sei mesi a tre anni e con una multa da 2.582 a 15.493 euro (la norma è stata utilizzata nel 213 per oscurare Futbox, un sito che diffondeva illegalmente film in streaming).