Il futuro dei media digitali (musica compresa, ovviamente) si decide anche nel gioco di alleanze e di scontri di potere che coinvolgono aziende tecnologiche, società informatiche e fornitori di contenuti. E una delle risorse più appetibili del momento, in questo campo, sono i sistemi cosiddetti di “Digital Rights Management” (DRM) che consentono, almeno finché gli hacker non ci mettono lo zampino, di proteggere i file distribuiti elettronicamente e di ricompensare economicamente i titolari dei copyright. Il problema è che in giro ce ne sono troppi, e incompatibili tra di loro, e questo rappresenta un freno allo sviluppo dei nuovi mercati: almeno fino a quando uno non riuscirà a prevalere sugli altri. E' quello che sperano per esempio Microsoft e Time Warner, che insieme hanno appena rilevato il pacchetto di maggioranza di ContentGuard, una società nata da una costola della Xerox e che ha brevettato uno dei software di protezione più usati nello scambio di media elettronici. <br> Time Warner, che possiede una delle maggiori case cinematografiche americane (non più la casa discografica Warner Music, vedi News) punta evidentemente ad assumere un ruolo diretto nella guerra al peer-to-peer selvaggio di film e Dvd; Microsoft, prossima ad un impegno diretto anche nella distribuzione di musica digitale, a imporre un software di sua proprietà a tutti coloro che utilizzano i suoi sistemi operativi e programmi di riproduzione multimediale. ContentGuard (di cui l'azienda di Bill Gates deteneva già una quota minoritaria) possiede nell'area del DRM una serie di brevetti che licenzia a numerosi operatori chiave del mercato. La notizia del suo passaggio di mano a due colossi della comunicazione e del software non farà piacere a chi confida nell'evoluzione di uno standard aperto ed estraneo a logiche oligopolistiche per la diffusione dei media digitali. Ma Microsoft e Time Warner non sono le uniche aziende a stringere il mercato in una morsa. Molti operatori puntano il dito anche contro la Apple, valutando che il suo attuale vantaggio competitivo nel settore della musica digitale le assicuri una posizione di predominio e un potere contrattuale pari a quello di MTV nella televisione musicale: alla faccia delle dichiarazioni di Steve Jobs, boss della casa di Cupertino, che sostiene di non guadagnare nulla dai download a pagamento (se non come traino agli acquisti dei lettori portatili iPod).