Credo (temo?) che Rockol sia stato il primo giornale italiano ad accorgersi dell’ “Ice bucket challenge”, da noi ribattezzato “sfida del secchio”. Posso sbagliarmi, ma la nostra notizia del 17 agosto ha inaugurato l’attenzione della stampa di casa nostra sul fenomeno del momento (finché dura). E negli ultimi due-tre giorni hanno cominciato a esercitarsi sul tema anche i giornalisti “importanti” e i tuttologi di mestiere: Tommaso Rodano, Francesco Merlo, Vittorio Feltri, Al. Sch. (non so chi sia, scrive sul “Fatto Quotidiano”), e sicuramente molti altri che non ho letto. Tutti dicono una parte di verità e una parte di stronzate moralistiche, e sarebbe anche pleonastico riassumere tutte le posizioni espresse. Mi pare, però, che nessuno abbia finora avanzato la modesta proposta che, nel mio piccolo, mi permetto di esporre qui di seguito. Secondo me, chi sta perdendo la vera occasione di fare una gran bella figura (e fra un po’ sarà troppo tardi) sono Youtube, Facebook, Twitter, Instagram. Che sono, fra l’altro, quelli che beneficiano davvero – in traffico, contatti, like e via elencando – della curiosità della gente che vuol vedere la faccia dei soliti noti inondata di acqua (raramente gelata, direi a occhio). Allora: se Youtube, Facebook, Twitter, Instagram & C. annunciassero che, per ogni video visionato, per ogni like cliccato, per ogni tweet ritwittato da chi ha voluto vedere un personaggio famoso impegnato nella “sfida del secchio”, doneranno un centesimo di dollaro alla ricerca sulla SLA, darebbero un vero e concreto senso a tutta questa (anche divertente, certo) buffonata. Non mi metto a fare i conti: ma se pensate che da solo il video di Bill Gates che fa la doccia col secchio ha superato i dieci milioni di visualizzazioni, il che – a un centesimo a visualizzazione - significa centomila dollari, capite che facendo la somma di tutti i video visionati, cliccati, ritwittati si potrebbe davvero mettere insieme una cifra significativa per la ricerca sulla SLA. E dare qualche speranza in più a tutti quelli come David McClain, malato di SLA da 12 anni. Guardatelo. La sfida la lanciamo noi, dunque: a Youtube, Facebook, Twitter, Instagram. Vedremo se qualcuno risponderà. (fz)