Recenti studi pronosticano un futuro radioso al mercato delle suonerie per cellulari (oltre 7 miliardi di dollari stimati per il 2007, contro i 3 miliardi dell’anno scorso): sempre che non venga azzoppato dall’avidità delle case discografiche, come avverte un’indagine pubblicata in questi giorni dall’agenzia di consulenze londinese Informa Plc. Le grandi società musicali, escluse dal business finché sui telefonini era possibile scaricare soltanto suonerie monofoniche e polifoniche non originali (per le quali si pagano diritti solo agli autori e agli editori dei brani), intendono ora approfittare fino in fondo della possibilità di fare profitto con i “real tones”, le suonerie che contengono frammenti di registrazioni fonografiche originali riproducibili sui telefonini di nuova generazione. E per farlo hanno cominciato a pretendere royalty assai elevate, dal 25 fino al 55 %, sui prezzi di vendita praticati al pubblico dagli operatori di telefonia mobile o dai rivenditori specializzati di suonerie (sulle monofoniche e polifoniche, la SIAE e le sue consociate estere percepiscono circa il 10 %). Risultato: mentre la guerra dei prezzi tra i negozi di musica digitale fa precipitare verso il basso il costo dei singoli download per i consumatori (si vedano le recenti iniziative di OD2 e del sito inglese Wippit, ma anche di RossoAlice in Italia: vedi News), il prezzo di una suoneria può risultare oggi anche quattro volte superiore nella maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale (si passa da 1,10 euro in Belgio fino, addirittura, a quasi 6 euro in Gran Bretagna). <br> “I rivenditori si trovano tra l’incudine e il martello” sostiene Simon Dyson, uno degli autori della ricerca. “Sono combattuti tra l’aumentare i prezzi o tenerli stabili nella speranza di consolidare il mercato. Una richiesta di percentuali così alte da parte delle case discografiche”, conclude Dyson, “potrebbe scoraggiare fortemente la domanda”.