Il numero uno mondiale di Sony Music Doug Morris compie 76 anni a fine novembre, il suo contratto quadriennale scade tra sei mesi e nei quartieri generali della multinazionale, così come tra i management degli artisti legati alla casa discografica (da Bob Dylan a Bruce Springsteen, da Adele a Miley Cyrus, da Barbra Streisand a Justin Timberlake), ci si chiede che cosa accadrà dal 2015 in poi. Billboard ha provato a indagare, scoprendo che i due possibili candidati alla successione sono Rob Stringer, già presidente della Columbia Records e fratello minore del presidente del cda di Sony Corp. sir Howard Stringer, e la executive vice president/consigliere generale Julie Swidler: il primo, in particolare, è considerato dai bene informati "l'unico candidato interno che abbia senso", sull'onda anche dei recenti successi riscossi con gli ultimi album di Daft Punk e Beyoncé. Ma secondo un'altra corrente di pensiero, tuttora prevalente, Morris non ha alcuna intenzione di mollare, forte di risultati che mostrano una crescita dei profitti di oltre il 70 per cento da quando ha assunto l'incarico, il 1° luglio del 2011, lasciando Universal Music. Nel complesso, Sony Music - che controlla etichette storiche come Columbia, Epic e RCA accanto a marchi recenti come la Kemosabe di Dr. Luke - vanta una quota di mercato del 27,5 per cento e rivaleggia proprio con Universal per la leadership di mercato. Morris ci è arrivato dopo una illustre carriera che. dopo un inizio come autore di canzoni (anche di successo) lo ha visto assumere posizioni di vertice anche in altre etichette storiche come Atlantic e MCA. "A quel che si dice Doug terrà il posto di comando per un altro centinaio di anni", ha sussurrato a Billboard un altro insider che lo conosce bene.