Andrew Lack e Rick Dobbis della Sony, che come Rolf Schmidt-Holtz di BMG hanno appena difeso davanti all'Antitrust di Bruxelles le ragioni del progetto di fusione tra le rispettive società discografiche, manifestano almeno all'apparenza grande ottimismo sull'esito della vicenda (una decisione finale della Commissione Europea è attesa per luglio, vedi News). Un comunicato diramato dalla major giapponese precisa infatti che, in occasione delle udienze tenute in questi giorni, “le due società hanno sottolineato il fatto che una joint venture Sony BMG rappresenta uno stimolo concorrenziale in condizioni di mercato estremamente critiche”. I portavoce di Sony assicurano di sentirsi “fiduciosi del fatto che la Commissione Europea approverà la transazione”, e sostengono che “la società che ne risulterà contribuirà a creare un ambiente più salutare nell'industria musicale, offrirà valore aggiunto agli amanti della musica di tutto il mondo e assicurerà ad artisti locali e internazionali le risorse necessarie a realizzare i loro obiettivi creativi”. <br> Diversamente la pensa, come risaputo (vedi News), l'organizzazione delle etichette indipendenti Impala, che davanti al team di Mario Monti ha ribadito la sua opposizione al “merger”, così come hanno fatto i rappresentanti di alcune catene di rivenditori al dettaglio e gli uomini di Apple Computer: convinti, questi ultimi, che Sony possa approfittare dell'accesso privilegiato ad un ampio catalogo di musica per acquisire vantaggi concorrenziali sul fronte della distribuzione digitale di musica, dove la sua piattaforma Sony Connect si profila come uno dei principali concorrenti internazionali dell'i Tunes. <br> Nessun altro rappresentante delle major concorrenti è intervenuto alle udienze, ma il nuovo capo di Warner Music, Edgar Bronfman Jr., non ha mancato di far conoscere la sua opinione, anch'essa contraria alla fusione: “C'è il pericolo che le major diventino due invece che quattro”, sostiene il magnate canadese in un'intervista al Financial Times, riferendosi al fatto che Universal e Sony BMG assumerebbero una posizione dominante rispetto al resto del mercato, Warner ed EMI comprese. “Due società che insieme controllano il 60 % del mercato creano potenzialmente un duopolio”.