A meno di due anni dal crack che la costrinse ad entrare in regime di amministrazione controllata HMV è tornata in attivo in tutti i punti vendita, registrando nei primi undici mesi dal rilancio un profitto pari a 17 milioni di sterline (21,7 milioni di euro). Nel gennaio del 2013, come ricorda il quotidiano britannico Telegraph, la catena stava affondando sotto il peso di 170 milioni di sterline di debiti che mettavano a repentaglio il futuro di 223 negozi e di oltre 4 mila posti di lavoro. Salvata dal gruppo Hilco specializzato in ristrutturazione e investimenti, la società che ora ha ridotto il suo portafoglio a 140 punti vendita, ha incassato a fine 2013 311,2 milioni di sterline di fatturato (397,7 milioni di euro) rispondendo in maniera efficace alla concorrenza di Apple/iTunes, delle piattaforme di streaming, di Amazon e dei supermercati che vendono hits discografiche a basso prezzo. La ricetta impiegata per risanare i conti si è basata sul taglio di debiti e costi fissi, oltre che sulla rinegoziazione dei canoni di affitto degli immobili e delle condizioni contrattuali con i fornitori. Nei punti vendita maggiori - a cominciare da quello storico al civico 333 di Oxford Street a Londra, riaperto il 28 settembre del 2013 dopo la chiusura del punto vendita (più grande) situato sull'altro lato della strada - HMV ha ricominciato anche a ospitare esibizioni, eventi speciali e promozioni in collaborazione con case discografiche e cinematografiche, concretizzando la filosofia del presidente e amministratore delegato di Hilco Paul McGowan basata sul "ritorno alle radici e alle fondamenta di HMV".