Sta per diventare legge, in Spagna, la cosiddetta "Google tax" che permette agli editori di siti, riviste e giornali di addebitare un costo agli aggregatori online che pubblicano in rete frammenti di notizie. La norma, in discussione da oltre un anno, entrerà in vigore a partire dal gennaio 2015 nell'ambito delle nuove disposizioni sul diritto d'autore che prevedono anche sanzioni fino a 600 mila euro per chi fornisce link a contenuti piratati (in Spagna l'86 % dei download attinge a fonti illegali). "Siamo delusi dalla nuova legge perché crediamo che servizi come Google News aiutino gli editori a convogliare traffico sui loro siti", ha subito commentato la società di Mountain View per bocca dei suoi portavoce. "Per quanto riguarda il futuro, continueremo a collaborare con siti e giornali spagnoli per aiutarli a far crescere i loro ricavi, valutando quali siano le nostre opzioni nel quadro della nuova normativa". In Germania, come ricorda l'Hollywood Reporter, una situazione analoga ha finito per danneggiare pesantemente gli editori: dopo che Google ha preso alla lettera le nuove disposizioni eliminando tutti i link dal suo motore di ricerca, quotidiani e riviste hanno visto crollare pubblico e traffico online. Nella stessa Spagna le nuove misure, votate dal solo partito conservatore di maggioranza, sono fortemente contrastate dall'opposizione che ha parlato di "disastro" e di "opportunità mancata". Un altro argomento di accesa discussione legato alla nuova legge sul diritto d'autore riguarda in Spagna gli strumenti di compensazione contro la copia privata: abolito il prelievo (in vigore in Italia) su supporti vergini e apparecchiature di riproduzione che generava 90 milioni di entrate per le industrie del copyright ma che era stato giudicato non conforme alla legge, i fondi compensativi stanziati dal governo, pari al momento a 5 milioni di euro all'anno, sono giudicati insufficienti a sostenere il settore nella sua lotta alla duplicazione non autorizzata.