Dall'avvento dello streaming musicale online ha iniziato a diffondersi il "windowing", che inizialmente era proprio del mondo di cinema e tv, anche nell'industria legata alla musica. In pratica, nell'universo dei video, consiste ad esempio nel fare uscire un film al cinema - e solo al cinema - per un certo numero di settimane, per poi renderlo disponibile anche su dvd, poi su iTunes e altri servizi digitali e infine nel circuito del noleggio. Il tutto a step distanziati di qualche settimana l'uno dall'altro per massimizzare le entrate con delle forme di esclusiva e l'apertura progressiva di fette di mercato con target differente. Il 24 novembre - in quest'ottica - sono giunti su Spotify due degli album più importanti di questo 2014: l'ultimo di Beyoncé e quello dei Coldplay ("Ghost stories"). Il primo è uscito a dicembre del 2013, mentre il secondo a maggio di quest'anno. Quindi è passato parecchio tempo prima di vederli disponibili nella popolare piattaforma di streaming. Ma questa mossa, che può sembrare tardiva, in realtà ha una motivazione di marketing molto precisa: entrambi i dischi sono oggetto di un'operazione di repackaging e ristampa, che li vede tornare sul mercato in versione deluxe con aggiunte varie. Quindi mettere la versione originale su Spotify è un modo per cercare di aumentare le vendite delle due riedizioni. Un meccanismo interessante, nonché una rilettura in chiave music-biz del sistema del windowing: infatti l'industria musicale può contare su meno canali rispetto a quella del video, per operare più step successivi di windowing. Quindi è prevedibile che - almeno nel breve-medio periodo - la pratica che hanno messo in atto Beyoncé e Coldplay divenga uno standard dell'industria, soprattutto per le uscite più importanti.