Adi Lederman, il trentanovenne hacker israeliano individuato come responsabile della diffusione non autorizzata - avvenuta lo scorso mese di dicembre - di brani inclusi nel nuovo album in studio di Madonna, "Rebel heart", è stato formalmente rinviato a giudizio dalle autorità di Tel Aviv: nel processo che verrà avviato nei suoi confronti l'uomo dovrà rispondere di quattro capi d'accusa, violazione aggravata di account informatici, monitoraggio non autorizzato di dati sensibili, violazione del diritto d'autore e intralcio alla giustizia. Secondo documenti giuridici ottenuti dall'Hollywood Reporter, Lederman avrebbe avuto la diva pop americana nel proprio mirino già da anni, più precisamente dal 2012, quando riuscì a entrare in possesso di provini della precedente prova in studio della cantante, "MDNA": i file ottenuti illegalmente (tra i quali figurerebbe anche quello relativo alle prove in vista dei recenti Grammy Awards), secondo gli inquirenti, sarebbero poi stati ceduti a terzi per cifre oscillanti "tra i dieci dollari americani e diverse migliaia di dollari". La data del processo non è ancora stata stabilita: se trovato colpevole dalla giustizia israeliana di tutte le accuse ascrittegli, Lederman potrebbe far fronte a una pena detentiva della durata massima di cinque anni. Sempre nella giornata di oggi Madonna ha rivelato di essere stata costretta a ricorrere alle cure dei medici dopo l'incidente che l'ha vista protagonista sul palco degli scorsi Brit Awards: "Non ho battuto il sedere, ma la testa: ho subito un bel colpo di frusta e ho sentito uno schiocco dietro la nuca. Nelle ore successive all'incidente i medici si sono assicurati che fossi cosciente, in grado di intendere e di volere"