Il Circolo degli Artisti, uno dei live club più noti della Capitale da venticinque anni ospitato dallo stabile di via Casilina Vecchia. è stato posto sotto sequestro in esecuzione di un decreto emesso dal gip di Roma su richiesta del pm Alberto Galanti: lo riferisce l'edizione online locale di Repubblica, che specifica come il provvedimento sia da inquadrarsi in un'indagine per, tra gli altri reati ipotizzati, occupazione abusiva, trasformazione urbanistica senza autorizzazione, interramento illecito di rifiuti (tra cui amianto), invasione di terreni, distruzione o deturpamento di bellezze naturali e violazione delle norme ambientali. Quattro le persone indagate, tra cui il gestore Romano Cruciani. A suscitare l'attenzione degli inquirenti fu la denuncia di un ex dipendente del locale, che lo scorso autunno accusò Cruciani di aver occultato amianto nell'area del club invece di smaltirlo a norma di legge durante dei lavori di ristrutturazione e ampliamento dello stabile, sottoposto a vincolo ambientale e archeologico in quanto prossimo all'acquedotto Felice, realizzato nella seconda metà del '500. Nel provvedimento firmato dal gip Riccardo Amoroso si evidenzia: "(...) l'assenza di un formale provvedimento di concessione per l'uso dell'area di proprietà del Comune di Roma, tanto da rendere illegittima la stessa occupazione del terreno protrattosi dal 1998 sino ad oggi, senza il pagamento neppure di un canone, (...) [e ] lo stravolgimento dell'originaria destinazione dell'area che avrebbe dovuto essere funzionale ad una utilizzazione compatibile con la tutela del patrimonio culturale ed archeologico, rende evidente il pericolo che la libera disponibilità della struttura aggravi o protragga le conseguenze del reato". Per mezzo di un post apparso sulla pagina Facebook ufficiale del locale, la direzione del Circolo ha voluto chiarire la propria posizione riguardo l'indagine: "[Il sequestro] è secondo noi una misura preventiva spropositata, infatti già da domani presenteremo ricorso a riguardo. Ci teniamo anche a sottolineare, vista la mole di cose non vere o inesatte che stanno circolando da un anno almeno sia sui media che sui social network, che abbiamo già corrisposto al Comune di Roma il 30% dei 492mila euro (comprensivi di indennità d’uso arretrate, interessi legali, ed anni che sarebbero ormai prescritti) che dobbiamo secondo l’accordo stipulato tra le due parti. Il Comune di Roma non ha riconosciuto all’interno di questo accordo i 500mila euro di lavori effettuati a nostre spese all’interno dell’area per renderla il luogo accogliente che oggi tutti voi conoscete. Infine il termine morosità nel nostro caso è sbagliato, sarebbe corretto nel momento in cui avessimo deciso di non pagare deliberatamente, ma le indennità d’uso fino allo scorso anno non ci sono mai state chieste (nonostante nostre ripetute sollecitazioni a riguardo per regolare questa situazione) e non certo per nostra volontà. Confidiamo che tutto si risolva nel minor tempo possibile, comunque sarà nostra premura tenervi aggiornati".