Un TIDAL italiano? Claudio Cecchetto, dai primissimi anni Ottanta instancabile innovatore del pop tricolore, ci crede poco. Il problema? A detta del mentore di Lorenzo Cherubini, la mentalità dei nostri connazionali come fruitori di musica, che nella convinzione (sbagliata, a suo parere) di molti debba essere accessibile gratuitamente. "Il problema è che in Italia orma è diffusa che l’idea che la musica è gratis. Gli artisti che salgono su un palco per dire ‘signori la musica non è gratis, gli artisti hanno bisogno di guadgnare per la loro attività’… E’ logico che debbano guadagnare, ma il rischio è che da noi ci sarebbe chi pensa: avete un sacco di soldi, cosa volete ancora? Certo, la musica ha bisogno di essere sostenuta. Ma il messaggio che arriva al pubblico è: noi guadagniamo poco dagli altri operatori, quindi la facciamo noi da soli e guadagniamo di più" E se Jovanotti si prestasse a diventare il Jay-Z italiano coinvolgendo i suoi colleghi in un'avventura simile? “Lorenzo è il numero 1 in Italia: è il più multitasking che abbiamo, saprebbe trovare le parole più giuste per l’occasione. Ma il problema è la mentalità che abbiamo: un po’ di colpa ce l’ha anche la stampa che ha cavalcato la musica gratis… Certo, è facile da raccontare che è gratis, ma la realtà è che la musica gratis al 100% non sarà mai: per farla ci vogliono strumenti che costano, che invecchiano in fretta, e che vanno sempre comprati" Senza contare, poi, la naturale inclinazione dell'artista tricolore, "single per definizione": "Sono d’accordo con quello che ha detto Boosta: una cosa positiva trova sostenitori negativi per un fatto personale. In effetti l’artista come definizione è single, fa il suo repertorio e pensa che sia sempre migliore di quello che fa un altro, perché nasce dal suo cuore, dalle sue idee. E’ più facile unire gli artisti per un’idea benefica che per una di business"