Nemmeno Fabrizio Giannini, discografico di lungo corso (con la EMI) oggi manager di Tiziano Ferro e Nina Zilli crede che una realtà come TIDAL, la piattaforma musicale streaming fondata da Jay-Z e da un collettivo di artisti internazionali di primissimo piano, possa essere replicata in Italia: "Secondo me questa iniziativa non la possiamo rapportare in Italia: siamo troppo indietro rispetto all’America. La qualità della musica che Tidal sostiene per me è fondamentale. Ma prima abbiamo ancora troppi problemi da affrontare, su tutti la pirateria e il danno che crea, che non è stato ancora capito: la gente preferisce il gratis alla qualità" Ci sono poi da considerare delle importanti tecnicalità: "C’è un problema legale a mettere assieme artisti a sostenere un’iniziativa del genere: non so come l’hanno risolta in America, immagino che siano accordati con le case discografiche per avere i cataloghi di quegli artisti. Ma un impegno diretto potrebbe essere possibile solo gli artisti che danno la propria musica in licenza e che quindi possono gestirla in prima persona. Detto questo, senza dubbio, abbiamo visto tanti esempi di unione che fa la forza, ma in Italia siamo troppo indietro, anche a livello di comunicazione. Magari succede, poi ovvio che se ne parla, ma dopo una settimana è finita lì perché ci sono altre questioni da risolvere. Io peraltro preferisco l’ufficialità del business a iniziative in cui tanti artisti si mettono assieme per beneficenza. Quando succede qualcosa si parla sempre della musica, si dice 'facciamo un concerto', nonostante il nostro sia uno dei settori più in crisi. La beneficenza va fatta in silenzio, quando il business ha delle iniziative importanti può funzionare". Una possibilità, tuttavia, potrebbe esserci. E, come per Claudio Cecchetto, anche per Giannini l'emulo tricolore di Jay-Z potrebbe essere Jovanotti: "Ci sono artisti a cui piace essere i capogruppo e altri a cui piace essere in seconda fila, ma se si facesse un’iniziativa del genere bisognerebbe coinvolgere più gente possibile. Certo, un’altra pecca dell’Italia è l’ego: tutti amici, ma tutti guardano in casa degli altri. Ma se i promotori sono artisti di un certo calibro, sarebbe gioco di tutti essere presenti. Uno che potrebbe far partire tutto questo è sicuramente Lorenzo: su queste iniziative è molto sensibile e gli piace lanciarsi - e poi vivendo molto negli Stati Uniti ha una mentalità molto aperta. Lo consiglierei ai miei artisti? Se sono iniziative che servono e fatte seriamente, perché no?"