L'ex Dresden Dolls Amanda Palmer, per molti è anche "quella che ha raccolto più di un milione di dollari con Kickstarter", visto che il successo della sua campagna di crowdfunding del 2012 fece decisamente scalpore. In effetti la cifra nuda e cruda è impressionante, ma, in una nuova intervista rilasciata a "Forbes", l'artista si sfoga e spiega come quell'operazione apparentemente così brillante e lucrativa, sia stata in realtà quasi fallimentare e abbia portato al raggiungimento di un pareggio di bilancio risicato e fortunoso - tanto che, per le sue campagne di crowdfunding successive, la Palmer ha cambiato piattaforma e ora è su Patreon. In maniera molto tagliente, amanda rivela: Lo sporco segreto che si cela dietro alla mia campagna Kickstarter è che, alla fine, è stata quasi in perdita e mi ha convinto a passare a Patreon. Ho a mala pena raggiunto il pareggio dei conti con quel Kickstarter. E lo ho fatto con coscienza, perché voglio che i miei fan si fidino ciecamente di me. Poi continua: Per non parlare di chi aggiunge l'insulto al danno, perché incontro ancora gente sprovveduta che non sa un cavolo di business e viene da me a chiedermi cosa ne ho fatto di quel milione di dollari. La Palmer spiega che i costi e l'impegno necessari per gestire in totale autonomia un prodotto discografico - dalla composizione, passando per l'incisione, la stampa dei supporti, la distribuzione, la vendita diretta e la promozione (compresi i tour e le relazioni coi media) sono enormi, per cui una cifra di quel genere ha a mala pena coperto tutte le spese affrontate. Inoltre l'esperienza di Kickstarter e quella di Patreon hanno insegnato ad Amanda quanto poco, nel suo caso, la stampa e i media facciano la differenza: In tutta onestà, la lezione più grande, è stata la dolorosa presa di coscienza del fatto che nel recente lancio della mia pagina Patreon i mass media sono stati davvero quasi irrilevanti e non hanno praticamente aiutato la mia causa. Ai tempi di Kickstarter avevo assunto un pr, facevo comunicati stampa, ho partecipato a trilioni di interviste. Tutto ciò forse ha destato l'interesse di qualcuno - pochi - che normalmente avrebbero ignorato la faccenda di Kickstarter. Ma con Patreon è diverso, perché si crea un rapporto molto più diretto e fedele. Devi già conoscermi e fidarti alla stragrande di me, per spingerti tanto in là. Insomma, per quanto io sia contenta di parlare con voi di "Forbes", è altamente improbabile che un tizio in aereo legga questa intervista nel magazine e si catapulti online a iscriversi al mio Patreon per donare soldi. Leggi qui l'intervista intera in inglese.