Ne è passata di acqua sotto i ponti, dai tempi a cui risalgono i fatti in oggetto: Napster, nel frattempo, è diventato un servizio pienamente rispettato e rispettabile (che negli Stati Uniti ha appena strappato al restìo Dave Matthews i diritti di distribuzione digitale del suo intero catalogo, in esclusiva fino al mese di agosto), la tedesca Bertelsmann ha fatto marcia indietro abiurando i sogni di conquista del cyberspazio coltivati dall’ex amministratore delegato Thomas Middelhof , Shawn Fanning è scomparso dai riflettori ritirandosi a vita privata. Ma le major Universal e Capitol (EMI) e il drappello di autori e editori musicali che aveva fatto causa alla stessa Bertelsmann e al suo socio d’affari Hummer Winblad per il loro presunto coinvolgimento nell’attività piratesca hanno ancora il dente avvelenato, e oggi cantano vittoria: Marilyn Hall Patel, lo stesso giudice federale che di Napster prima versione ha seguito l’intero, accidentato iter processuale, ha respinto una mozione delle due parti resistenti che chiedevano di archiviare il caso, disponendo che il processo prosegua regolarmente. Universal, che come gli altri attori in giudizio pretende dai proprietari di BMG il risarcimento dei danni subiti, ha accolto con soddisfazione l’ordinanza: “Dimostreremo che Bertelsmann e Hummer Winblad avevano assunto il controllo di Napster e del suo sistema per trarne benefici economici a spese nostre e dei nostri artisti”, hanno commentato con un comunicato i portavoce della major, per nulla intenzionata a deporre le armi.