Un dirigente discografico del Sud Est asiatico (naturalmente anonimo; di casa Sony o BMG, non si sa) ha confessato al Billboard americano quel che in molti temono e avevano osato dire, finora, solo sottovoce e in camera caritatis: la fusione tra le due case discografiche “sarà un bagno di sangue”. <br> Le fosche, ma certamente non campate in aria, previsioni del manager discografico d’Oriente si riferiscono tanto alla sorte di buona parte dei dipendenti quanto a agli artisti attualmente sotto contratto con le due società, e soprattutto con le loro filiali locali. Allo stesso Billboard, il neo presidente Rolf Schmidt-Holtz non ha voluto commentare l’indiscrezione che parla di 2 mila tagli all’organico (vedi News), limitandosi a dire che Sony e BMG devono eliminare voci di spesa “che non beneficiano la musica e i consumatori” e che ci vorrà almeno un anno per completare il “merger”. Diversi commentatori ritengono invece che la ristrutturazione avverrà più rapidamente, concludendosi nell’arco dei prossimi quattro-sei mesi almeno nei paesi chiave come Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia. <br> Un altro responsabile di filiale contattato da Billboard si è lamentato “off the record” del fatto che la comunicazione interna sul futuro della società è stata finora ridotta ai minimi termini, col risultato di creare ulteriore incertezza e influire negativamente sul morale del personale. Poca chiarezza, per il momento, sembra esistere anche sulla concreta spartizione di ruoli e poteri all’interno del nuovo management del gruppo. Schmidt-Holtz, che assumerà incarichi più ampi in casa Bertelsmann, ha ribadito che sarà Andrew Lack, uomo Sony e neo amministratore delegato, a guidare le operazioni della casa discografica: ma qualcuno ritiene che a causa dei contemporanei impegni di quest’ultimo in Sony Corporation, sarà invece Michael Smellie, uomo BMG, ad occuparsi della gestione su base quotidiana della super major, seconda solo ad Universal Music. Le ultime cifre disponibili attribuiscono a Sony BMG una quota di mercato mondiale di circa il 22,6 %, contro il 23,5 % del suo maggior concorrente.