"25", il nuovo lavoro in studio della star britannica Adele, è uscito il 20 novembre. Attesissimo, ha scatenato un gran fermento e sale la febbre della classifica, ovvero la curiosità di vedere - numeri alla mano - quali siano le dimensioni reali di un successo che da molti viene già definito da record, per la quantità di copie vendute (anche senza il supporto di statistiche ufficiali, che arriveranno solo fra qualche giorno, allo scadere della prima settimana dall'uscita). Come noto, nei soli Stati Uniti - secondo alcune fonti di "Billboard" - la Columbia Records (etichetta della cantante) avrebbe mosso ben 3,6 milioni di copie in sell-in (ovvero distribuite ai venditori), una cifra che, se confermata, batterebbe il precedente record degli NSYNC che con "No strings attached" fecero registrare 4,2 milioni di unità in sell-in, nell'anno 2000. Di questi 3,6 milioni di copie, la Sony (che è proprietaria della Columbia) prevede che due terzi - quindi 2,4 milioni - andranno in sell-out, quindi saranno effettivamente acquistate da fan e ascoltatori. Questo porterebbe "25" a eguagliare, o a scalzare, il record degli NSYNC, che in sell-out vendettero oltre 2.415.000 copie nella prima settimana di uscita del loro "No strings attached". La previsione è confortata dai dati Nielsen, secondo cui il disco avrebbe già venduto almeno 2,3 milioni di copie nei primi tre giorni di vendita, negli Stati Uniti: gli analisti, su questa base, prevedono che alla fine della settimana potrebbero contarsi almeno 2,9 milioni di copie smerciate. E, comunque, con questi 2,3 milioni, "25" sarebbe già il disco più venduto di tutto il 2015 in America. Anche in Inghilterra "25" va benissimo, e nei primi tre giorni sul mercato ha venduto 500.000 copie, diventando subito disco di platino e arrivando a minacciare i record inglesi di vendita nella prima settimana, precedentemente in mano a Take That (519.000 esemplari di "Progress" nel 2010) e Oasis (763.735 di "Be here now" nel 1997). Un impatto fortissimo, quindi, sul mercato globale della musica. Ma se riguardiamo i pochi dati riportati, leggiamo nomi e date non esattamente freschissimi: NSYNC (2000), Oasis (1997) e Take That (2010). Ed esaminando la lista dei dischi che hanno venduto di più nella prima settimana, nei maggiori mercati, la cosa balza ancora più all'occhio: Canada: Celine Dion, "Let’s Talk About Love" (1997) – 230,212 USA: ‘NSYNC, "No Strings Attached" (2000) – 2,415,859 UK: Oasis, "Be Here Now" (1997) – 763,735 Giappone: Hikaru Utada, "Distance" (2001) – 3,002,720 In breve, Adele sta facendo sognare la discografia con numeri che riportano ai fasti dell'industria musicale pre-Internet, quando il mercato era ancora florido e si vendevano molti formati fisici. Quindi - a parte il sensazionalismo delle cifre secche relative a "25" - è interessante notare come Adele costituisca una notevole anomalia: nonostante il cambiamento radicale delle condizioni del mercato e delle abitudini degli acquirenti/consumatori di musica, sembra avere il potere di far tornare indietro il tempo; va, quindi, a competere nell'arena che ospita i grandi nomi della golden age della discografia, quelli che entravano in classifica quando occorreva vendere davvero molte migliaia di dischi per farlo - per intenderci. L'equazione, insomma, non è che Adele è brava perché vende tanti milioni di copie. Piuttosto - con il dovuto e fortissimo supporto dell'industria e dei media, non dimentichiamolo - vende tanti milioni di copie perché piace e convince anche chi, normalmente, non sarebbe entrato in un negozio di dischi o non avrebbe cliccato su "acquista" in uno store digitale, a comprare un album appena uscito. Come se fossimo ancora nel 1995. Restiamo comunque in attesa dei dati ufficiali della prima settimana di vendite, per capire meglio entità e portata del fenomeno.