La considerazione preliminare è piuttosto banale, ma doverosa: mentre i dischi - salvo rare eccezioni - sono virtualmente illimitati, i biglietti per i concerti no. E chiunque segua un grande nome dal richiamo internazionale lo sa bene: i fan di - giusto per citarne alcuni - Foo Fighters, Muse, U2, Bruce Springsteen, Pearl Jam e molti altri sono consci da tempo che prima ancora della "battaglia della transenna" per conquistare un posto nel pit sia necessiario combattere quella per il sospirato tagliando, passando ore davanti allo schermo di un computer con un dito a pigiare compulsivamente sul tasto del mouse e tutte le altre incrociate nella speranza che tutto vada per il verso giusto. Il colossale tour in nordamerica annunciato da Adele all'inizio di questa settimana ha lasciato a bocca asciutta una quantità impressionante di fan, che hanno sfogato la propria frustrazione su Ticketmaster, operatore di punta sul mercato primario a stelle e strisce, che - dal canto suo - ha fatto sapere come i propri server abbiano retto nonostante il volume "mai sperimentato precedentemente" della domanda, concentratasi alle 10 dello scorso mercoledì, 16 dicembre, data fissata per l'inizio della prevendita. Come da prassi, si potrebbe pensare, anche se l'evoluzione dell'industria dal vivo, specie negli ultimi due anni, e specie sul mercato anglo-americano, ha radicalmente ridefinito il concetto di prevendita, soprattutto riguardo all'avvio della stessa. Per comprendere meglio il fenomeno torna utile un'indagine pubblicata oggi da Billboard in merito all'andamento delle pre-sale dei biglietti per le date oltreoceano della diva di "Hello": solo per gli show - sei, in tutto - di New York, ha riferito una fonte interna consultata dalla testata americana, ben quattro milioni di persone si sono messe in coda davanti al botteghino virtuale di Ticketmaster. Botteghino che non sono ha dovuto far fronte agli acquirenti normali, ma anche a mezzo milione di tentativi di acquisto effettuati di bot, automazioni informatiche che - seppur tempestivamente bloccate dal sistema dell'operatore (sostiene l'operatore stesso) - hanno fatto concorrenza (sleale) all'aspirante pubblico in carne ed ossa. Il problema grosso, tuttavia, starebbe altrove, e avrebbe a che fare sostanzialmente con - appunto - l'inizio della prevendita: recentemente l'avvio della "prevendita generale" è anticipato di almeno un paio di giorni da pre-sale esclusive accordate a partner commerciali, agli acquirenti di pacchetti vip o destinate comunque ad altre operazioni collaterali. Il risultato: secondo le stime degli analisti, dei 750mila biglietti effettivamente disponibili per il tour nordamericano di Adele, solo 300mila sarebbero finiti effettivamente sul mercato la mattina di mercoledì 16 dicembre, togliendo ai fan - di fatto - più della metà dei tagliandi disponibili. E nonostante l'impegno dei promoter e del management della stessa cantante - che in Italia ha messo in vendita i biglietti per la doppia data dell'Arena di Verona senza pre-sale che andassero ad anticipare la prevendita istituzionale, ad eccezione di quelle attivate dal sito della cantante stessa e quella del promoter, e delle quali abbiamo riferito qui - negli USA la speculazione non è stata arginata: se l'operatore secondario di Ticketmaster TM+ è stato (volutamente) lasciato fuori dai giochi, e Songkick ha filtrato sua sponte le offerte dei sospetti scalper, su StubHub - una delle principali piattaforme operanti sul mercato secondario americano - centinaia di biglietti sono finiti in vendita a prezzi decisamente maggiorati rispetto agli originali.