Le difficoltà aguzzano l’ingegno e mettono in primo piano il bene comune: e così, per la prima volta, le major discografiche americane (tutte quante fraternamente unite), sull’esempio di quanto fanno da tempo i grandi network televisivi, organizzano una grande convention-vetrina espositiva per i loro prodotti in uscita, così da convincere eventuali sponsor/partner commerciali/agenzie pubblicitarie della bontà di un eventuale investimento. <br> “E’ un riconoscimento del fatto che, col declino dei CD, dobbiamo trovare nuovi modi di vendere la nostra musica”, ha spiegato un dirigente discografico al quotidiano New York Post. L’idea, che è venuta circa un anno fa a Jameel Spencer, manager di un’agenzia pubblicitaria e marketing appartenente al rapper e produttore Sean “P.Diddy” Combs (la Blue Flame), consiste sostanzialmente nel cercare di abbinare un marchio commerciale prestigioso o di successo ad ogni pubblicazione discografica importante, così da beneficiare di promozioni incrociate, investimenti superiori e possibilità di recuperare denaro giocando su mercati differenti: assicurando collegamenti più stretti e sinergie tra case discografiche e il resto della “corporate America”, le grandi multinazionali del terziario avanzato e dei prodotti di consumo. <br> Sarà la stessa Blue Fame, in collaborazione con un’altra agenzia di marketing (Alliance), a organizzare l’evento-conferenza, in programma martedì prossimo, 14 settembre, al Carolines, sulla Broadway newyorkese (ma già si parla del futuro, con un appuntamento da ripetersi a cadenza annuale). Nell’occasione dirigenti di tutte e cinque le major illustreranno le loro novità per i prossimi dodici/diciotto mesi ad un pubblico di addetti ai lavori che includerà rappresentanti di ditte come Pepsi-Cola, Motorola, Proctor & Gamble e Verizon Wireless. Tra gli speaker ci sarà sicuramente Jasom Flom della Atlantic/Warner Music, uno dei più accesi promotori dell’iniziativa. “Credo che il futuro riservi un potenziale enorme alle partnership tra case discografiche e investitori pubblicitari”, ha detto Flom al Post. Prepariamoci, allora, a un futuro di dischi “firmati” e di artisti “testimonial” di questo o quel prodotto commerciale. Quel che abbiamo visto finora, probabilmente, sono solo i primi lampi di una vera e propria tempesta…