Che possa dirsi davvero archiviata la crisi che ha flagellato l'industria discografica (italiana, ma non solo) negli ultimi quindici anni? I dati diffusi oggi da FIMI sulle basi dei rilevamenti effettuati da Deloitte nel corso del 2015 fotografa un mercato in ottima salute, capace addirittura di far segnare - complessivamente - un incremento di 21 punti percentuali rispetto all'anno precedente. A trainare il comparto, nella Penisola come all'estero, è il settore digitale, che lo scorso anno è arrivato ad occupare il 41% del mercato (rispetto al 38% del 2014): a crescere, in particolar modo, sono i servizi premium di piattaforme come TIMmusic, Spotify, Apple Music, Google Play e Deezer, che hanno visto crescere l'erogazione di musica in abbonamento in media del 63%. I servizi a pagamento, sempre secondo le stime Deloitte/FIMI, hanno mosso un giro d'affari pari a 26 milioni di euro, ai quali vanno affiancati i 14 generati dai servizi free, nei quali è stato compreso anche Youtube. Di contro, il segmento del mercato digitale riguardante il download - che solo fino a poche stagioni fa sembrava destinato ad affermarsi come settore leader della discografia internazionale - ha fatto segnare un flessione del 5% rispetto al 2014. La sorpresa, tuttavia, è il ritorno alla crescita del comparto fisico, in particolare del tradizionale compact disc, che con una crescita del 17% rispetto al 2015 nel 2015 ha generato utili per 88 milioni di euro: fa meno notizia l'ottimo andamento del formato vinile, già in forte crescita da qualche stagione a questa parte, che pur rimanendo confinato in una nicchia di mercato pari al 4% del totale ha saputo incrementare la propria performance del 56% in soli dodici mesi. In totale, i dati elaborati da Deloitte hanno rilevato, per il 2015, un fatturato complessi per l'industria discografica di 148 milioni di euro al sell in, cioè generato dalla distribuzione dei prodotti nei punti vendita, e non dalla vendita effettiva dei prodotti al pubblico (sell out). Al proposito l'ad di FIMI Enzo Mazza ha commentato: "La fotografia del mercato 2015 mostra un consumo trasversale da parte dei fan di musica, dove adulti e teenager scelgono spesso in maniera indifferente tra i vari formati, dallo streaming sullo smartphone, al CD o la versione deluxe di vinile" Claudio Ferrante, Presidente e fondatore di Artist First, ha osservato: "La panoramica del mercato musicale italiano tracciata dai dati Deloitte sulla chiusura del 2015 è molto positiva: l’incremento del 21% è sicuramente una buona notizia, che va inquadrata in uno scenario più ampio. [...] In un mercato in continua evoluzione, trascinato dal digitale e dalle nuove modalità di fruire la musica soprattutto attraverso lo smartphone, il CD e il vinile sono sempre di più la dimostrazione del legame tra artista e fan. La propensione all’acquisto del formato fisico è maggiore quando ci si trova di fronte a prodotti esclusivi e personalizzati, a progetti speciali che diano un valore aggiunto all’esperienza di ascolto. Lavorare su questo è sicuramente importante, come lo è la scoperta sartoriale di nuovi talenti su cui investire. La musica italiana è sempre più protagonista degli acquisti fisici: questo dato evidenzia quanto sia importante il valore culturale della musica in lingua italiana e dell’indotto locale che viene generato dall’attività. Ecco perché tornare a essere imprenditori nell’industria musicale è un altro punto fondamentale per cavalcare il trend di crescita e dare valore a tutti gli attori che sono coinvolti nella filiera"