Il secondary ticketing si è imposto all'attenzione del pubblico italiano nella prima parte del 2016, quando una manciata di eventi molto attesi dagli appassionati - come i concerti italiani di Adele, Black Sabbath, Bruce Springsteen e David Gilmour - ha fatto registrare sold-out fulminei (sul mercato primario) che hanno suscitato diversi malumori tra fan e addetti ai lavori - tra questi ultimi, anche qualcosa di più. Il mercato secondario di biglietti sul Web è un argomento molto controverso, e di speculazione, bagarinaggio e mercato della musica dal vivo abbiamo parlato con Giulia Chiari, Regional Manager Europe di TicketBis, una delle società più attive in Italia sul secondary market. - I Mumford & Sons presentando al proprio pubblico la campagna antibagarinaggio ToutsOut hanno definito le piattaforme secondary come "organised industrial-scale ticket touting": vi disturba essere accostati ai bagarini e a chi specula sui biglietti? Sì, disturba, perché non stiamo facendo opera di bagarinaggio, anzi: cerchiamo di combattere il fenomeno di bagarinaggio nelle strade, quello che vende i biglietti all'angolo della strada senza pagare le tasse e senza dare la garanzia che il biglietto venduto sia valido. Quello che stiamo facendo è una lotta al bagarinaggio con una piattaforma che permette di rivendere i biglietti. - Però ammettete che ci siano dei fenomeni di speculazione, sulla vostra piattaforma? Ammettiamo che ci siano, e noi cerchiamo di ridurli, innanzitutto aprendo gli eventi quando questi sono aperti già sul mercato primario, e in secondo luogo dando la massima disponibilità di biglietti per singolo utente fino a un numero massimo di dieci unità. Sono provvedimenti che adottiamo perché i cosidetti bagarini non possano immettere sul mercato centinaia di biglietti. Poi l'eventualità che un utente apra tre o quattro account utilizzando i nomi dei propri familiari non la possiamo controllare, però cerchiamo che la speculazione sia minima. - A proposito di misure per arginare la speculazione, vengono effettuati dei controlli sui venditori più attivi? Risultano, nel vostro database, venditori seriali? Controlliamo chiunque pubblichi un annuncio sul sito, perché per farlo occorre lasciare un numero di carta di credito abbinato all'annuncio stesso. E' vero, ci sono rivenditori ricorrenti. Ci sono agenzie di viaggio che vendono pacchetti viaggio a Milano con incluso un biglietto di ingresso alla Scala, e capita che i clienti non lo vogliano, e che quindi il biglietto venga rimesso in vendita: questo sì, può succedere. - C'è la convinzione, tra il pubblico, che esista una tacita connivenza tra i promoter e gli operatori secondary: per esempio, in tanti sono convinti che una quota di biglietti per eventi di grande richiamo messi in vendita sulle piattaforme operanti sul mercato secondario provenga direttamente da promoter o operatori di quello primario, dietro ovviamente una spartizione degli utili. E' fantasia o qualcosa di vero c'è? Posso parlare per TicketBis: non abbiamo alcun accordo nascosto con alcun promoter. Anzi: io, per quanto riguarda l'Italia, ho provato a mettermi in contatto con vari promoter, per offrirgli le potenzialità della nostra piattaforma di interscambio di biglietti - dato che secondo vari studi si nota la necessità del cliente di poter rivendere il biglietto di un evento in caso di mancata possibilità di andarci - e la risposta dei promoter, e anche di TicketOne, in quanto distributore, è sempre stata abbastanza negativa. Loro preferiscono che si continui così. Nel caso di TicketBis non c'è nessun accordo con alcun promoter, altrimenti lo renderemmo pubblico, come invece stiamo facendo sul mercato asiatico, dove abbiamo vari accordi pubblici con diversi promoter che scelgono di utilizzare una porzione di biglietti sulla nostra piattaforma perché vengano venduti sui mercati internazionali che loro non riescono a coprire, essendo noi presenti in oltre 40 paesi con un sito locale e un metodo di pagamento locale, come nel caso del Rock in Rio 2016 di Lisbona, per il quale operiamo sul mercato primario. Stiamo aiutando i promoter locali a internazionalizzarsi. Poi offriamo ai distributori l'opportunità di accorparci a loro, in modo che se un cliente, dopo aver acquistato un biglietto su, per esempio, TicketOne - che in Italia è un monopolio, e anche questo è un fatto importante - si trova costretto a rinunciare allo spettacolo per cause di forza maggiore, lo possa rivendere. Avevamo cercato un contatto con TicketOne, per elaborare un piattaforma che regolasse il mercato in maniera più trasparente, ma la risposta è stata negativa. Non si può diventare partner primari di TicketOne perché TicketOne è un distributore, e lavora per conto di altri promoter. Noi ci eravamo avvicinati a loro per offrire una piattaforma di mercato secondario, perché TicketOne fa parte del gruppo tedesco Eventim, che ha una piattaforma di mercato secondario [Fansale, ndr] molto attiva in Germania, così come TicketMaster ha acquisito Seatwave. L'idea era quella di avere anche in Italia un mercato secondario regolamentato. - In tempi recenti, in occasione dell'apertura delle prevendite di grandi eventi dal vivo di artisti di profilo internazionale, i biglietti più ambiti - quelli per il parterre - sono andati esauriti nel giro di minuti o addirittura di secondi per apparire immediatamente sulle piattaforme secondary, TicketBis compresa. Ci sono varie teorie, riguardo questo fenomeno: c'è chi sostiene che alcuni utilizzino bot (software scritti per comprare biglietti in modo automatico) per bombardare i server delle rivendite sul mercato primario e metterli immediatamente in vendita su quello secondario, e altri invece sostengono che i primissimi biglietti sul mercato secondario siano finti, cioè annunci pubblicati da chi non ha ancora veramente acquistato il biglietto sul mercato primario ma vuole comunque essere preventivamente presente su quello secondario per sfruttarne i benefici... Per quanto riguarda l'eventuale presenza di bot negli acquisti sul mercato primario, non sono a conoscenza dei fatti: sarebbe una domanda da fare a chi opera sul mercato primario, perché immagino che loro abbiano un controllo sulle loro transazioni, così come noi lo facciamo sulle nostre. Per quanto riguarda i biglietti che "appaiono" subito su TicketBis, se la domanda è se esistono la risposta è sì, esistono. Una volta che qualcuno mette in vendita un biglietto da noi, noi chiediamo una prova d'acquisto, per verificare che un utente sia effettivamente in possesso di un biglietto, anche se elettronico. Solo una volta dimostrato l'acquisto noi attiviamo il listing. - Quindi, in sostanza, quando un biglietto compare "in chiaro" su TicketBis vuol dire che è vero, anche se appare immediatamente dopo l'apertura delle prevendite sul mercato primario? Sì, sono veri. Rendiamo pubblica la disponibilità del biglietto solo dietro presentazione di una prova d'acquisto - fattura o altro, e in quel momento sappiamo esattamente chi è la persona che l'ha messo in vendita: abbiamo un dipartimento che se ne occupa, anche telefonicamente... - Così facendo si ha una piena conoscenza dell'identità del venditore, specie in caso di venditore seriale... Sì. Anche se preferiamo definirlo ripetitivo, o abituale... - Siete mai stati contattati dalle autorità italiane, o da associazioni di categoria come Assomusica, se non fosse altro per un chiarimento sulle modalità della vostra attività? No, non che mi risulti. - In riferimento a quanto successo in occasione dell'apertura delle prevendite per le prossime date italiane di Bruce Springsteen, quando i biglietti per il parterre sparirono immediatamente dal mercato primario per apparire subito dopo su quello secondario, Claudio Trotta inviò prima una lettera di diffida, indirizzata tra l'altro anche a voi, e qualche tempo dopo [un annuncio sulla pagina Facebook di Trotta, al proposito, è stato fatto il 12 maggio] un esposto alla Procura della Repubblica. Avete più avuto notizie in merito? Noi abbiamo ricevuto ufficialmente una lettera, sì. Se ne sta occupando il nostro dipartimento legale: non ne conosco gli estremi. - Nella lettera di Barley si solleva un'obiezione alla possibilità di rivendere sul secondary market i biglietti per le date italiane di Bruce Springsteen, in particolare si citava un articolo - il 7 - presente nelle condizioni d'acquisto stampate sui biglietti stessi, dove si dice che "il titolo d'ingresso (...) non può essere permutato, ceduto a titolo oneroso né può essere oggetto di intermediazione o utilizzo a fini commerciali"... Sono tutti aspetti all'attenzione del nostro dipartimento legale, che sta valutando la questione a livello globale. - Dove pagate le tasse sugli utili maturati dalle commissioni su una rivendita di un biglietto? Noi siamo registrati in Spagna, quindi paghiamo le tasse in Spagna. - Anche in caso di una transazione tra un venditore italiano e un compratore italiano per un evento che abbia luogo in Italia? Di questo si occupa il dipartimento finanziario: non vorrei riferire in modo impreciso, non conosco le tecnicalità fiscali di una transazione tra venditori e clienti entrambi italiani. - Michael Rapino, il numero uno di Live Nation a livello globale, ha recentemente ventilato la possibilità di combattere il secondary ticketing da operatore del mercato primario adottando strategie proprie degli operatori sul mercato secondario: temete l'eventualità che i promoter debuttino "in proprio" sul secondary market? No, non la temiamo. Qualsiasi prodotto oggi sul mercato cambia il prezzo a seconda della domanda. Ryanair aumenta i prezzi quando c'è più domanda: non vedo perché in un contesto dinamico come quello della musica dal vivo non debba esserci un mercato primario che lo fa. Live Nation fa parte dello stesso gruppo di TicketMaster che controlla anche Seatwave [operatore secondary, come Ticketbis, ndr], quindi per me il ragionamento di Rapino fila. Non si tratta di combattere o meno il mercato secondario: questo mercato ha l'esigenza che il prezzo del biglietto vada fissato in funzione dell'artista. Non è possibile che TicketOne o chi per lui fissi dei prezzi di biglietti che poi restano invenduti perché troppo cari. E' limitante che non si possa abbassare il prezzo nel caso il promoter voglia fare sold out in una venue. Abbraccio completamente quest'ottica e non mi spaventa che il mercato primario adotti queste logiche. - Però nel caso dei concerti non è mai successo al ribasso, cioè di biglietti venduti sotto il valore nominale di immissione sul mercato primario... Però ci sono vari casi, a livello mondiale. Ho parlato con dei promoter che per fare il sold out in una determinata sala, dopo aver venduto una piccola quantità di biglietti a un determinato prezzo - e non potendo abbassare il prezzo per timore di azioni legali da parte di chi ha acquistato il titolo d'ingresso a prezzo pieno - si sono trovati in un vicolo cieco. Sono mille le ragioni per cui una data potrebbe non funzionare, e sarebbe intelligente giocare con il prezzo del biglietto in caso di bassa richiesta. Nessun artista vorrebbe mai esibirsi in una sala vuota. Si potrebbero fare promozioni last-minute a prezzo stracciato. Soprattutto sul mercato italiano: da noi, dove già molti artisti internazionali non vendono biglietti, sarebbe bene adottare una politica di dynamic pricing. - E coi promoter italiani ne avete mai parlato? No, perché coi promoter italiani è sempre molto difficile parlare. Ci accusano di bagarinaggio, cosa che negli altri paesi non succede. In Italia c'è questo pregiudizio nei nostri confronti: c'è un'etichetta e si va avanti con quella. - In Italia il fenomeno è nuovo, è vero, però basta dare un'occhiata alla pagina di TicketBis relativa alle due date di Adele a Verona per farsi un'idea di quale sia la percezione comune: il biglietto più economico - un posto in platea non numerata, con face value di 69 euro sul mercato primario - è in vendita a 175 euro. La maggior parte dei biglietti viene proposta a cifre tra i 400 e i 500 euro, per arrivare ad alcuni offerti a 6600 euro: un intento speculativo, da parte degli utenti della piattaforme secondary come la vostra, c'è. C'è assolutamente, come c'è per i biglietti delle finali di Champions League. Qualsiasi evento importante è interpretato dai venditori in chiave speculativa. Se avessi in mano un biglietto che so valere oro cercherei di guadagnare il più possibile dalla vendita. Però questo non significa automaticamente che questi biglietti, a queste cifre, si vendano. Questo è il punto: come utente posso mettere anche un biglietto a 3/4000 euro, ma non lo venderò mai. Vale sempre la legge della domanda e dell'offerta: se una persona non è disponibile a comprare, ovviamente il venditore abbassa il prezzo. Sono stati rarissimi i concerti dove il prezzo sul mercato secondario è sceso sotto il face value sul mercato primario: a memoria, posso citare Lady Gaga a Barcellona e i Maroon 5 in Messico. Nella maggior parte degli eventi che abbiamo per i quali monitoriamo le offerte, appunto per evitare speculazioni estreme, il più delle volte la media del prezzo è simile a quella del mercato primario. Poi c'è da considerare che sul mercato primario oltre al face value ci sono le commissioni aggiuntive (diritti di prevendita, spese di consegna, assicurazioni) mentre invece da noi il prezzo indicato è il prezzo finale. - Succede spesso che i biglietti con prezzi esagerati restino invenduti? Eccome se succede, spesso in prossimità dell'evento. Ma non se ne parla mai, perché la notizia bomba è che ci siano dei biglietti in vendita a 4000 euro... - Ed è successo che biglietti a prezzi così alti siano stati venduti? No, in ambito musicale non succede mai. Può succedere per una finale di Champions League, dove i biglietti vengono sorteggiati, e ne vengono assegnati soltanto due a persona... - In ambito sportivo c'è poi il discorso del biglietto nominale, che tanti invocano anche in ambito musicale... Quello della Champions League non è nominale. Sì, il biglietto nominale per le partite esiste, ma si torna al discorso di prima: perché se ho un biglietto nominale o un abbonamento per una partita e non ci posso andare mi è impedito cederlo? Da uno studio fatto in Italia è emersa questa necessità di poter rivendere il biglietto, e sono poche le persone che sono a conoscenza di servizi come il nostro. Così in Italia l'80% di gente che vuole rivendere un biglietto per queste ragioni di solito perde i soldi del biglietto stesso. Non capisco perché se ci sono piattaforme che permettano di rivendere un biglietto debbano essere tacciate di bagarinaggio. Nessuno ha mai accusato il ceo di Ryanair di essere un bagarino perché cambia i prezzi dei biglietti dell'aereo... - Però qui succede solo al rialzo, nei concerti... Ma di solito la media del prezzo è allineata a quella del mercato primario, con al massimo un prezzo superiore di 15/20 euro. - La comunità artistica vi è generalmente avversa, basti pensare alle posizioni - oltre a quella dei Mumford and Sons - di Adele, dei Radiohead e di Springsteen: avete mai avuto notizia di un artista se non favorevole almeno bendisposto, nei vostri confronti? No. Per un artista sarebbe andare un po' controcorrente: chi lo farebbe per primo? E' una questione di prezzi e leggi di mercato, sono convinto che sia un sistema che porta beneficio al cliente del mercato primario. Quello dei concerti è un marketplace, come tanti altri. Solo che effettivamente il secondary ticketing è visto in modo negativo, sarebbe difficile per un artista prendere una posizione favorevole in merito. Anche se certi artisti - come Madonna, per esempio - per certi pacchetti vip avevano fatto accordi col mercato secondario...