Nel momento in cui piazza due dischi (il doppio di Nick Cave e il nuovo Interpol) nella Top 20 degli album più venduti, la ExtraLabels del gruppo EMI/Virgin non esiste praticamente più, almeno come entità autonoma e a sé stante. Gli uffici romani dell’etichetta, in Circonvallazione Clodia, dovrebbero chiudere quanto prima (con il trasferimento di chi ancora ci lavora presso la sede capitolina della major, in viale Mazzini). E Carlo Martelli, general manager della divisione, è da tempo fuori dai giochi: ufficialmente da fine agosto, quando con l’azienda ha raggiunto un accordo di separazione consensuale. <br> L’avventura della ExtraLabels era iniziata nel luglio del 1999 quando Martelli, su invito dell’allora presidente EMI/Virgin Riccardo Clary, aprì in seno alla major il suo laboratorio alternativo, portandosi in dote dalla BMG (dove entrambi avevano lavorato) la Mute di Cave e Depeche Mode. “Da quei tempi le cose, e le dinamiche all’interno della EMI, sono cambiate e di molto”, riflette Martelli, 43 anni, al telefono con Rockol. “Provo rammarico, naturalmente. Ma anche soddisfazione per la solidarietà e gli attestati di stima che ho ricevuto dagli artisti con cui ho lavorato. Questi cinque anni sono stati un’esperienza straordinaria, la dimostrazione che se c’è la volontà tutto si può fare: anche far crescere artisti di grande qualità un passo alla volta, come si faceva agli albori della discografia”. <br> Eppure il sogno della indipendente “artist friendly” che si muove sotto l’ala protettiva di una major si è interrotto bruscamente. Motivi economici? “No, in cinque anni non solo non abbiamo mai perso un centesimo ma abbiamo sempre consegnato alla nostra casa madre conti economici più che soddisfacenti. Credo che la chiusura di ExtraLabels in Italia rientri in un effetto domino conseguente all’allontanamento dal gruppo di Emmanuel de Buretel, il manager che fu il padre putativo del progetto in Francia e nel resto d’Europa. Il tutto rientra in una logica di economie multinazionali che prescinde purtroppo dallo stato di salute delle singole filiali”. E allora arriva il momento dei bilanci e dei ricordi. “Due in particolare”, dice Martelli. “Il successo di Moby con ‘Play’, dopo anni di sforzi anche personali: abbiamo venduto oltre 250 mila copie, quanto la Germania; e poi naturalmente l’esplosione di Caparezza, un artista dal talento debordante. Senza dimenticare i tanti, dai Notwist ai Calexico, che abbiamo portato gradualmente da 3-400 copie vendute a 8-9 mila. Ora ci sono gli Interpol, secondo me destinati a diventare un nome importante del rock”. <br> Il futuro di ExtraLabels, ora, sono anche i Subsonica, che su quel marchio pubblicheranno i loro prossimi dischi per EMI (vedi News): “I primi contatti con Casacci e compagni risalgono a più di un anno fa; il trait d’union è stato Carlo Rossi, il produttore di ‘Verità supposte’ di Caparezza che evidentemente con noi si era trovato bene”. E il futuro di Martelli? “Le idee per fortuna non mi mancano, si tratta solo di dargli un ordine e un indirizzo. Cercherò, se possibile, di restare nel mondo musicale. Difficile cambiare, se sei fatto in un certo modo".