Potrebbe diventare un case study il "tutto esaurito" fatto segnare dalle prevendite del reunion tour dei Temple of the Dog, il supergruppo grunge tornato in attività - senza, però, uno dei suoi elementi di spicco, il frontman dei Pearl Jam Eddie Vedder - per celebrare il venticinquennale del proprio ominimo unico album, pubblicato nel 1991: Ticketmaster, l'operatore primario incaricato della prevendita online, ha esaurito i 20mila tagliandi disponibili per le cinque date programmate negli USA per il prossimo mese di novembre in una manciata di secondi. Nulla di eccessivamente strano, data la notorietà del gruppo presso la fascia di pubblico vicina ai quarant'anni, quella tradizionalmente più incline a spendere per eventi dal vivo. Se non fosse che, quasi istantaneamente, i biglietti vaporizzati sul mercato secondario sono apparsi - nemmeno troppo misteriosamente - sulle piattaforme di secondary ticketing, a prezzi in alcuni casi cinquanta volte superiori al face value. A poco sono servite le scuse di Ticketmaster - che, è bene ricordare, controlla anche la piattaforma secondary Seatwave, che però non presenta in vendita biglietti per i prossimi eventi della formazione: il sospetto di molti è che si sia trattata di un'operazione di speculazione coordinata e su larga scala condotta per mezzo di bot, software che permettono di automatizzare gli acquisti online recentemente dichiarati illegali nello stato di New York.