A proposito delle sentenze della magistratura che, in Europa e negli Stati Uniti, intervengono sulla questione degli obblighi degli Internet Service Provider di fornire i dati personali di chi scarica abusivamente musica dalla rete (vedi News di Rockol, “Fuori i nomi dei pirati: la giustizia inglese dà ragione ai discografici”, http://www.rockol.it/news.php?idnews=66143), riceviamo e pubblichiamo questa precisazione da parte del direttore generale della FIMI, Enzo Mazza: “C'è molta confusione in rete su questa storia. La RIAA (associazione dei discografici americani) chiedeva un provvedimento diverso, che le consentisse di non tornare dal giudice ogni volta che desidera farsi rivelare da un ISP l’identità di un suo cliente che ha trasgredito la legge sul copyright. La decisione del tribunale americano di fatto costringe la RIAA a fare ciò che devono fare la BPI (associazione dei discografici inglesi) o la FIMI: ovvero ricorrere al giudice ogni volta che desiderano agire in giudizio contro il cliente di un ISP. Questo non significa che in USA i provider Internet non dovranno più fornire i dati personali degli utenti colpevoli di violazione dei copyright, ma che saranno tenuti a farlo solo in seguito a un provvedimento emesso dal giudice”.