Dopo aver messo in subbuglio il mondo finanziario americano, il ministro della Giustizia dello stato di New York, Eliot Spitzer, è partito alla carica dell’industria discografica, sospettata di influenzare la programmazione radiofonica con mezzi e strumenti illeciti. <br> Torna ancora una volta alla ribalta delle cronache, dunque, il classico scandalo delle “payolas”, che negli ultimi anni avrebbero assunto forme più subdole, indirette e sofisticate. Secondo quanto racconta il New York Times, Spitzer avrebbe cominciato a collezionare contratti, fatture e altri documenti riservati per verificare l’esistenza di eventuali irregolarità: l’ipotesi è che a compiere gli illeciti (tradotto: a pagare le emittenti radiofoniche perché passino i pezzi richiesti) non siano le case discografiche in prima persona ma i promoter indipendenti di cui queste si servono per “spingere” la loro musica in radio; alla fine, il costo sostenuto dall’industria musicale ammonterebbe a decine di milioni di dollari all’anno e la pratica risulterebbe comunque illegale, perché in base alla legge americana un’emittente non può accettare denaro per trasmettere una canzone e gli accordi di natura economica con le case discografiche sono consentiti solo nel caso in cui gli ascoltatori ne siano adeguatamente informati. <br> Spitzer ha già fatto inoltrare citazioni in giudizio alle major Universal, Sony BMG, EMI e Warner Music: nessuna delle quali, per ora, ha voluto commentare la vicenda.