La multinazionale inglese è la prima major discografica a commentare pubblicamente il nuovo, presunto scandalo-“payola” su cui sta indagando il procuratore generale dello stato di New York, Eliot Spitzer (vedi News). Lo fa attraverso un comunicato stampa in cui dichiara piena volontà a collaborare alle indagini, ribadisce la propria contrarietà a pratiche illegali di promozione radiofonica e sostiene (con un messaggio rivolto evidentemente agli azionisti) di “non aver ragione di credere che l’inchiesta avrà un impatto finanziario concreto sulla società”. <br> L’istruttoria, volta a verificare se le grandi case discografiche (Sony BMG, Warner e Universal, oltre ad EMI) facciano uso di promoter indipendenti per pagare le emittenti aggirando i vincoli di legge, è ancora nelle sue fasi preliminari e, dicono gli esperti, potrebbe anche chiudersi senza che si arrivi ad un processo e ad imputazioni ufficiali. <br> Spitzer, protagonista da prima pagina delle cronache giudiziarie americane per una serie di inchieste sul mondo delle banche d’affari e delle società di assicurazioni che hanno scosso Wall Street, si era già occupato in altre occasioni di industria discografica: bacchettando etichette e negozianti di dischi per i prezzi tenuti artificiosamente alti e assicurando a migliaia di artisti la corresponsione di 50 milioni di dollari in royalty mai pagate (vedi News).