Una ricerca inglese a cura di Audio Visual Track, divisione dell’agenzia di marketing TNS, interviene sul tema ormai annoso della “cannibalizzazione” delle vendite tra download e Cd musicali dando ragione a chi sostiene la teoria del gioco a sottrazione (i fatturati di un canale incidono negativamente su quelli di un altro anziché portare nuove fasce di consumatori al mercato). <br> Secondo i dati raccolti dalla società britannica, circa 300 mila persone (preponderante la presenza degli over 35: sarebbero il 58 % del totale) hanno scaricato musica a pagamento da Internet tra metà maggio e metà settembre di quest’anno, spendendo contemporaneamente di meno nei negozi tradizionali: la loro spesa annuale pro capite in Cd sarebbe calata da 122 a 100 sterline. Non solo: la spesa sui siti di download produce meno fatturato perché il prezzo medio richiesto per scaricare un album da Internet, secondo TNS, è oggi di 6,70 sterline contro le 9,79 sterline che bisogna normalmente sborsare in un normale negozio di dischi. “I downloader per ora si stanno tenendo alla larga dallo shopping natalizio in centro città”, ha commentato un ricercatore di TNS. “I rivenditori tradizionali devono trovare modo nuovi per attrarre i consumatori e convincerli a spendere”.