Il semestre aprile-settembre 2004 si è chiuso in chiaroscuro per la major inglese (il fatturato è calato del 5,4 %, a 908 milioni di sterline, ma l'utile operativo, a valori costanti e tolte le fluttuazioni dei cambi, è cresciuto dell'8,1 %, a 86,4 milioni di sterline). E le argomentazioni del presidente Eric Nicoli, convinto di poter fare molto meglio nella seconda parte dell'anno fiscale, convincono gli ambienti finanziari della City rilanciando il valore del titolo EMI in Borsa. <br> Nicoli, che attribuisce il miglioramento dei conti aziendali all'efficacia del piano di riduzione dei costi da lui approvato, fa ora affidamento sulla ripresa del mercato globale della musica registrata e sul successo auspicato dei dischi che la sua casa discografica ha appena pubblicato o si appresta a far uscire nei negozi da qui a Natale. “Da fine settembre”, ha detto Nicoli, “stiamo registrando di nuovo un incremento, e sia i greatest hits di Tina, Turner, Robbie Williams e Placebo che il live dei Rolling Stones stanno vendendo bene”. Il presidente EMI aggiunge di aspettarsi buoni risultati dai Dvd, “in forte crescita”, e dal mercato digitale, “in crescita esplosiva”: gli incassi in quest’ultimo settore, ha spiegato, sono quadruplicati e oggi valgono più del 2 % del giro d’affari complessivo della società. La EMI è all’avanguardia nella produzione di “contenuti” musicali configurati per la distribuzione via Internet o su riproduttori portatili (si pensi all’album di Robbie Williams, disponibile anche in formato memory card direttamente inseribile nel telefonino, vedi News): secondo l’agenzia Bridgwell Securities nell’arco di tre-cinque anni il 25 % dei suoi introiti proverrà dal mercato della musica digitale.