Ormai è chiaro: il file sharing è diventato un modo consolidato di consumare musica, le case discografiche sono costrette a prenderne atto e provano a venirne fuori usando la tattica del bastone e della carota. Da settimane ormai si parla di abboccamenti tra major e società nuove di zecca (la Snocap di Shawn Fanning, la Mashboxx di Wayne Rosso, vedi News) che propongono software adatti a convertire le reti peer-to-peer in canali di distribuzione perfettamente controllabili da parte di chi detiene i diritti sui brani musicali (autori, editori, etichette ed interpreti). E da qualche giorno è ufficiale l’accordo che un'altra azienda, Wurld Media, ha raggiunto con tre delle quattro “grandi sorelle” dell’industria discografica, Universal, Warner Music e Sony BMG, per la diffusione on-line dei loro cataloghi attraverso una rete p2p “chiusa” e protetta chiamata Peer Impact. Il servizio, secondo quanto riporta un comunicato stampa diramato dalla stessa società, è attualmente in fase di sperimentazione e sarà aperto al pubblico nel primo trimestre del 2005 (con un’offerta di download musicali, pare, al prezzo standard di 99 centesimi di dollaro per il mercato americano). <br> Il sistema sarebbe a tenuta stagna in quanto il programma Peer Impact non permette ai singoli utenti di inserire autonomamente nel circuito i file musicali che desiderano condividere con altri, così come avviene normalmente su KaZaA, Grokster e altri servizi; la circolazione tra i computer collegati al sistema è consentita solo ai file che hanno origine dai server della stessa Wurld Media. La società di Saratoga Springs, stato di New York, spiega che il sistema verrà impiegato per distribuire legalmente anche filmati e altri contenuti digitali autorizzati dai legittimi proprietari, destinatari di un compenso sotto forma di royalty per ogni transazione e condivisione avvenuta attraverso il network (a meno che non si tratti di materiale promozionale o di pubblico dominio). “Il mercato dei media on-line è attualmente spezzato in due tra i servizi di download legale e a pagamento e i servizi gratuiti non autorizzati: il consumatore sta in qualche modo nel mezzo, ed è lì che Peer Impact vuole arrivare” ha spiegato il presidente di Wurld Media Greg Kerber, preannunciando che altri accordi con fornitori di contenuti (EMI compresa, probabilmente) seguiranno a breve. <br> Nel frattempo, l’industria musicale continua la sua guerra contro quelli che considera i fuorilegge del file sharing: in questi giorni l’associazione australiana di categoria, fiancheggiata dall’IFPI, è mobilitata in tribunale per la causa contro Sharman Networks, la società che ha creato KaZaA e che ha sede proprio in Australia. L’accusa, triplice, è di violazione diretta e indiretta di copyright, frode ai consumatori e cospirazione a danno delle case discografiche. La vicenda giudiziaria si innesta su un complesso scenario internazionale, caratterizzato da una giurisprudenza favorevole di volta in volta a uno o l’altro dei contendenti (vedi News). Sharman ha reagito alla nuova citazione in giudizio replicando seccamente che l’azione dei discografici rappresenta “una straordinaria perdita di tempo e di denaro”.