Nonostante recenti statiche - su tutte, quella pubblicata da Google Trends - dimostrino come la febbre da fidget spinner sia già in parziale remissione, il gadget che da una decina di settimane a questa parte è finito sulla bocca di tutti ha stimolato lo spirito imprenditoriale di molti, che - approfittando dello scadere del brevetto, depositato dall'inventrice Catherine A. Hettinger ma non più rinnovato dal 2014 - hanno pensato bene di personalizzare l'antistress con temi popolari al grande pubblico. Tra le innumerevoli varianti commercializzate online dai piccoli produttori ci sono anche quelle a tema musicale: tra i molti esemplari resi disponibili su piattaforma di e-shop legale come Amazon sono reperibili, in vendita, anche fidget spinner con i loghi di band o artisti di fama internazionale come David Bowie, Nirvana, Kanye West, Arcade Fire o Prince, o - ancora - con le siglie di realtà storicamente contrarie alla commercializzazione della propria ragione sociale come Radiohead, Black Flag, Minor Threat o Aphex Twin. Paradossalmente, quindi, mechandise non autorizzato sta invadendo piattaforme operanti nel pieno rispetto della legalità come Amazon e eBay, che ogni giorno raccolgono sui propri portali milioni di clienti. Per il momento, non sia hanno notizie di azioni legale intraprese dai legittimi proprietari dei marchi per fermare - o per lo meno arginare - lo sfruttamento non autorizzato dell'immagine di cantanti o band. Una possibile soluzione potrebbe essere quella adottata - sempre in opposizione agli sfruttatori di immagine non autorizzati - da Ian McKaye, nome storico della più intransigente scena hardcore di Washington DC anni Ottanta e motore di band come Minor Threat e Fugazi: nel 2013 il cantante e chitarrista (e discografico, in quanto fondatore della Dischord Records) concesse in licenza alla catena di abbigliamento americana il nome dei Minor Threat per la realizzazione di t-shirt ufficiali. Mossa pochissimo ortodossa, per una band storicamente contraria a ogni forma di sfruttamento commerciale della propria immagine. McKaye, tuttavia, spiegò che affidando il marchio - e quindi lo sfruttamento commerciale dello stesso - a un'azienda si sarebbe risparmiato l'incombenza di vigilare su eventuali infrazioni all'utilizzo dello stesso: "Una volta passavo le giornate e inseguire chi commercializzava merce a nostro nome", spiegò l'artista, "Poi mi sono scoperto a pensare: 'E' pazzesco. Sto perdendo un sacco di tempo'. Anche perché, diciamo la verità, delle magliette non me ne frega un cazzo, e preferisco passare le mie giornate in un altro modo".