Il caso Grokster, servizio peer-to-peer accusato dalle major discografiche di incoraggiare lo scambio illegale di musica, film e dati via Internet, arriva finalmente nelle aule della Corte Suprema degli Stati Uniti (vedi News). Come si ricorderà (vedi News), i giudici americani in sede di appello avevano escluso ogni colpa della società per le violazioni di copyright commesse dai suoi clienti, citando il fatto che lo stesso programma di condivisione dei file è utilizzabile anche per fini legittimi e richiamandosi alla celebre sentenza (caso Sony-Betamax) che nel 1984 esonerò da ogni responsabilità i produttori di videoregistratori per la copia non autorizzata di programmi televisivi. <br> Il procedimento davanti all’organo supremo della magistratura americana prende le mosse proprio mentre un altro processo chiave per l’industria musicale/cinematografica e per gli utenti di Internet nel mondo è in corso in Australia contro Sharman Networks, la società che distribuisce il programma di file sharing di KaZaA (vedi News). “Apprezziamo il fatto che la Corte Suprema abbia accettato di giudicare questo caso” ha detto il presidente della RIAA (associazione dei discografici Usa) Mitch Bainwol. “In gioco ci sono argomenti fondamentali, incluso il futuro delle industrie creative e del commercio legittimo via Internet. Sono questioni che non riguardano una particolare tecnologia ma l’abuso della stessa da parte di chi adotta un modello di business parassitario”.