Un articolo pubblicato ieri da "Repubblica" con questo titolo: "Metà Pd vuole limitare il monopolio Siae. E le major sono d'accordo" (lo si può leggere qui) ha suscitato l'immediata reazione degli editori musicali, che hanno scritto all'autore del pezzo per puntualizzare e precisare. Qui di seguito riportiamo le email inviate da Claudio Buja, Presidente di Universal Music Publishing Ricordi e Presidente di EMusa (Editori Musicali Italiani Associati), e Roberto Razzini, Amministratore Delegato di Warner Chappell Music e Presidente di F.E.M. (Federazione Editori Musicali). Buongiorno dr. Santelli, Ho letto il suo articolo e il suo commento alle dichiarazioni di Enzo Mazza. Non vorrei dilungarmi sulle differenze fra aziende discografiche e attività editoriali, che immagino le siano abbastanza chiare. Voglio solo precisare che, in qualità di presidente di Universal Music Publishing Ricordi e di Presidente di EMusa (Editori Musicali Italiani Associati) ritengo le affermazioni di Mazza come la pura espressione di un parere personale, parere che non è mai stato discusso e che di conseguenza non trova riscontro nell'azienda che rappresento né tantomeno nell'associazione che presiedo. Scrivere quindi che "le major sono d'accordo" a limitare il monopolio della SIAE significa semplicemente travisare i fatti. Le sarei grato se volesse pubblicare questa mia precisazione. Distinti saluti, Claudio Buja Egr. Dott. Santelli, ho letto il Suo articolo apparso oggi su LaRepubblica.it e relativo a SIAE. Vorrei precisare come la posizione di Enzo Mazza, Presidente di FIMI, sia una posizione non condivisa con la Società che rappresento, né tantomeno con la Federazione che presiedo. Mi permetto quindi di segnalare come il suo assunto, che descrive le Major in accordo con una linea contro il monopolio di SIAE, sia privo di ogni reale fondatezza. Conseguentemente ritengo priva di ogni fondatezza anche la Sua conclusione che "...tra i big della musica sta crescendo l'irritazione per il pantano giuridico in cui è affondato il mercato dei diritti". Mi creda se Le dico che l'irritazione dei big della musica è piuttosto generata dalla crescente disinformazione sull'argomento, considerato che, sia formalmente che sostanzialmente, non siamo difronte a nessun "pantano giuridico" reale. La gestione del Diritto d'Autore è cosa molto importante e seria, assunto come questo sia l'unica fonte di remunerazione per Autori ed Editori. Mi auguro che Lei possa aiutarci a fare chiarezza sul tema ed evitare che il processo di disinformazione su questo delicato argomento continui a crescere, alimentando incomprensioni, malversazioni e prevaricazioni verso coloro i quali stanno a monte del processo creativo di tutta l'industria musicale e culturale italiana. Resto a Sua disposizione per un possibile confronto sul tema. Con viva cordialità, Roberto Razzini A margine, va segnalato che l'articolo cui si riferiscono i due editori si chiude con questo paragrafo: "anche tra i big della musica sta crescendo l'irritazione per il pantano giuridico in cui è affondato il mercato dei diritti. Anche se, pure nel loro caso, vanno divise due anime: quella dei publisher, che stampano e vendono i dischi versando agli autori i relativi diritti, e quella dei produttori, che operano nella creazione delle opere e quindi quei diritti li ricevono. Questi ultimi sono iscritti a Siae, di cui di fatto costituiscono il nocciolo duro", che tradisce la scarsa familiarità dell'autore con l'argomento che sta trattando. Qui invece la lettera a "La Stampa" di Enzo Mazza, CEO della FIMI, citata nell'articolo di "Repubblica".