Dal libro "Rock Therapy" di Massimo Cotto (Marsilio) proponiamo una "pillola" terapeutica: la malattia di oggi è la depressione. Help! The Beatles Help!, 1965 «Help! I need somebody / Help! Not just anybody / Help! You know I need someone / Help!». Fu una sorpresa per i fan e un rischio per i Beatles. L’immagine che trasmettevano era sempre stata rassicurante e al tempo stesso oltraggiosa, ma non mostrava mai esitazioni, debolezze, smarrimenti. A cosa serviva un brano così, dove, per di più, la richiesta d’aiuto arrivava subito, fin dalla prima parola, ripetuta all’inizio di ogni verso già nella prima strofa, quella che fino a quel momento aveva catturato l’attenzione e l’eccitazione del pubblico? La «colpa» fu di John Lennon, convinto che non si dovesse fingere e che bisognasse essere sempre veri e diretti con chi ti ascoltava. Lennon stava attraversando un brutto periodo. Ingrassato, disorientato dalla fama che gli era piovuta addosso, che di certo lo gratificava, ma che a volte assomigliava a una prigione. Isolato, perché viveva in una villa nella zona occidentale di Londra, impossibilitato a uscire in strada perché altrimenti sarebbe stato assalito dalle fan. Drogato, anche. E infelice per il matrimonio con Cynthia, che stava andando a pezzi. Cercava conforto con le groupie e con altre donne, ma la depressione aveva già svoltato l’angolo. "Help!" è il riassunto di questo momento difficile. George Martin accelerò il ritmo (scontentando John) e confezionò un arrangiamento che a volte rimanda all’artista country Chet Atkins. Il pubblico, ovviamente, non capì il dramma di Lennon. Continuò a eccitarsi a ogni «Help!», anche a quello che chiude le strofe, che esce strozzato, come di chi ha davvero bisogno di aiuto e sa che è condannato a essere adorato e accarezzato da tutti, ma non dalla felicità. Questa, pubblicata per gentile concessione dell'autore e dell'editore, e le schede di altre 333 canzoni terapeutiche sono proposte in "Rock Therapy" di Massimo Cotto, edito da Marsilio.