Dal libro "Rock Therapy" di Massimo Cotto (Marsilio) proponiamo una "pillola" terapeutica: la canzone di oggi serve per svegliarsi bene. Walk this way Aerosmith Toys in the Attic, 1975 Quando dici «Record Plant» dici leggenda. Sono sinonimi. Tre sono i Record Plant Studios aperti in America negli anni d’oro del grande rock ’n’ roll: il primo a New York, il secondo a Los Angeles (che i musicisti della costa Ovest chiamavano con orgoglio «Record Plant Ovest»), il terzo a Sausalito, appena oltre le meraviglie del Golden Gate di San Francisco. Avevano tutto quello che si può desiderare, in quanto a materiale tecnico e umano. I migliori professionisti del rock si ritrovavano dietro ai banchi di controllo di quelle sale che avevano tutte i muri bianchi e luci fluorescenti. I Record Plant non erano solo uno studio di registrazione, ma anche un ritrovo, una sorta di punto d’incontro della crema del rock. A Los Angeles, nel 1973, ogni domenica sera andavano in scena straordinarie jam session intitolate Jim Keltner Fan Club Hour. Keltner era un famoso batterista che chiamava a raccolta, per suonare e divertirsi insieme, tutti i suoi amici musicisti. Capitava così che nella stessa sala si ritrovassero a suonare la stessa canzone Pete Townshend, Ronnie Wood, Mick Jagger, George Harrison, Al Kooper, qualche Eagles e John Lennon. Le rockstar si sentivano a casa e, particolare non indifferente, potevano portarsi dietro le amanti o, meglio ancora, le groupie. Perché una delle ragioni del successo dei Record Plant Studios erano le stanze sul retro di ogni sala. E ogni stanza aveva dentro un letto con un paio di manette attaccate alla spalliera. Giusto per rilassarsi tra una suonata e l’altra. Gli Aerosmith lavorarono molto ai Record Plant Studios. Registravano, scrivevano, traevano ispirazione. Nel 1973, nello studio C di New York, durante una session che durò tutta la notte, scrissero "Lord of the Thighs"; nel 1975 portarono a compimento "Toys in the Attic". Una sera, a corto d’ispirazione andarono, tutti meno Steven Tyler, a Times Square a vedere "Frankenstein Junior" di Mel Brooks. Si divertirono molto, soprattutto alla scena in cui Marty Feldman dice: «Walk this way» (nella versione doppiata in italiano, "Segua i miei passi"). Tornati ai Record Plant, dissero a Steven Tyler che avrebbe dovuto scrivere una canzone intitolata così. Tyler si mise subito al lavoro, scarabocchiò al volo i testi sui muri di una scala e poi afferrò il microfono per cantare questo brano che, nel 1986, Run Dmc e Aerosmith riprenderanno per sancire il matrimonio tra hip hop nero e hard rock bianco. Questa, pubblicata per gentile concessione dell'autore e dell'editore, e le schede di altre 333 canzoni terapeutiche sono proposte in "Rock Therapy" di Massimo Cotto, edito da Marsilio.