Andy Hertzfeld, ex studente della UC Berkeley approdato alla corte di Apple Computer nel 1979, è uno degli architetti del “mondo Mac” (e al periodo pionieristico della sua esperienza professionale ha dedicato un libro di fresca pubblicazione, “Revolution in the valley: The insanely great story of how the Mac was made”). In una lunga intervista con il sito CNETNews.com, oltre a sviscerare gli argomenti e gli episodi riportati nel volume, si sofferma volentieri a parlare di musica digitale, industria discografica e proprietà intellettuale. “Da qui a 10 anni”, è l’opinione del "mago" dei computer, “le case discografiche saranno felici del fatto che la gente si scambia file attraverso Internet perché questo vuol dire che ascolta la loro musica. Naturalmente è il significato stesso di casa discografica che sarà sottoposto a una ridefinizione”. “Il flusso di musica gratuita”, continua Hertzfeld, “è un conforto per l’umanità, rende migliore la vita di tutti, e non credo che debba necessariamente danneggiare gli interessi di alcuni. Certamente è una soluzione migliore per gli artisti, e penso anche che sia più probabile avere musica migliore in un sistema in cui sono i musicisti e non i dirigenti discografici ad assicurarsi la parte del leone in termini di remunerazione”. <br> Hetzfeld è assai critico anche nei confronti della decisione dell’industria musicale di perseguire in giudizio i file sharers (lui stesso si dichiara un fan di BitTorrent): “Non è una strategia vincente, quella di portare in tribunale i consumatori, e rivela una contraddizione stupefacente. Per gli ultimi 40 anni circa le case discografiche hanno pagato le radio affinché suonassero la loro musica gratis. Faccio davvero fatica a vedere la differenza tra questo e il file sharing”. Ma non è tenero neppure nei confronti del suo ex datore di lavoro, la Apple, che non concede licenze per il sistema di protezione FairPlay e impedisce di ascoltare sugli iPod la musica digitale acquistata da aziende concorrenti. “Sta facendo un errore grossolano, e in ultima analisi non rispetta i suoi consumatori chiudendolo all’interno del suo sistema”. Un parere (autorevole) come un altro, il suo: certo diametralmente opposto a quello di Bill Gates, che in una chiacchieratissima intervista con lo stesso CNETNews.com aveva appena bollato come “neo comunisti” coloro che si oppongono all’attuale sistema normativo a protezione dei copyright.