Sono tempi duri, e le case discografiche non ci stanno più a “regalare” in giro quel po’ di patrimonio che gli resta in dote. In prima fila, in questa corsa al “recupero crediti”, c’è la numero uno del settore, Universal Music: che dopo aver litigato con il provider Internet Loudeye/OD2 a proposito dei margini garantiti sulla vendita dei download (vedi News), vuole dire basta – o almeno così si racconta – alla distribuzione gratuita, a titolo promozionale, di video musicali per qualsivoglia servizio di streaming o di downloading diffuso via cavo, satellite o Internet. Basta, dunque, agli scambi promozionali che hanno foraggiato gratuitamente per anni televisioni come Mtv, e prima ancora le emittenti radiofoniche: nel presente e nel futuro digitale Universal (ma sembra che anche le altre major seguiranno in scia) vuole garantire un ritorno su qualunque utilizzo dei video musicali a se stessa, agli artisti che ha sotto contratto e agli autori delle loro canzoni. Perché, si sarebbero detti i discografici, non far pagare la visione dei video, nel momento in cui l’iTunes della Apple e il mercato delle suonerie dimostrano che c’è un pubblico disposto a sborsare soldi in cambio dei nuovi servizi a valore aggiunto? Qualcuno si è anche messo a fare i calcoli: se è vero che, come dichiarano loro stessi, Launch di Yahoo! e AOL Music diffondono in streaming, a testa, 300 milioni di videoclip al mese, e considerando la quota di mercato di Universal pari a circa il 35 % negli Usa, la casa di Doug Morris potrebbe riscuotere una percentuale su circa 2 miliardi e mezzo circa di video ogni anno. Senza contare le prospettive incoraggianti che si stanno aprendo per il video on demand grazie ai rapidi progressi delle tecnologie wireless e alla nascita di nuovi servizi specializzati. Proprio in questi giorni, sempre negli USA, Warner Music ha firmato il primo contratto nazionale di fornitura di videomusica con l’operatore di telefonia mobile Verizon: i suoi clienti potranno scaricare sul cellulare i clip messi a disposizione dalla major al prezzo di 3,99 dollari ciascuno, più 15 dollari di abbonamento mensile.