Per la prima volta un organizzatore di concerti in Italia propone direttamente il prezzo dinamico - in inglese dynamic pricing - per i biglietti degli spettacoli di musica dal vivo. A immaginare un modello simile a quello che caratterizza il mercato dei biglietti di treni e aerei per i titoli di ingresso ai live è Roberto De Luca, numero uno di Live Nation Italia, che fu travolto nel 2016 dallo scandalo del secondary ticketing. Il promoter, rinviato a giudizio nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal pm milanese Adriano Scudieri sui rapporti tra la filiale italiana della multinazionale guidata da Michael Rapino e la piattaforma operante sul mercato secondario Viagogo evidenziata da un servizio di Matteo Viviani per Le Iene, intervistato da Luca Dondoni su La Stampa ha dichiarato: "Ho la netta sensazione che il costo ufficiale dei biglietti sia troppo basso. Se la gente continua imperterrita a comprarli sul mercato secondario vuol dire che ha i soldi per farlo". "Ritengo logico che il biglietto possa avere un prezzo variabile, che possa cambiare nel tempo", ha proseguito De Luca: "Questo potrebbe sconfiggere il mercato secondario, il tanto strombazzato tagliando nominativo crea solo problemi e ulteriori costi. La soluzione potrebbe essere il biglietto 'dinamico'. Un settore può costare 100 euro e a seconda della richiesta, può essere variato in alto come in basso. Se ne vendono? Alzi il prezzo. Non se ne vendono? Lo abbassi, anche di 20 o 30 euro". A De Luca, che a suo tempo lasciò l'associazione di categoria dei promoter italiani Assomusica proprio per il suo coinvolgimento nell'inchiesta sul secondary ticketing - "Ai tempi delle polemiche sono uscito dalle associazioni di categoria", ha spiegato lui al proposito: "Prima hanno cercato di farmi fuori, ora mi implorano di tornare. Ma non lo farò" - ha virtualmente risposto Claudio Trotta, patron di Barley Arts da sempre schierato in prima persona contro le speculazioni sui biglietti dei concerti. "Che i prezzi dei biglietti sono troppo bassi è un'affermazione abbastanza grossa, di cui bisognerebbe rendere conto", ha spiegato Trotta a Rockol: "Mi pare che negli ultimi 3 / 5 anni tutti i biglietti - in tutto il mondo, Italia compresa - di tutti gli organizzatori, purtroppo anche di Barley Arts, siano cresciuti esponenzialmente, spesso senza corrispondenze al tenore di vita degli italiani e alle loro possibilità economiche". "Bisognerebbe dare delle spiegazioni anche riguardo le affermazioni sul fatto che non serva nulla che svariati governi e tribunali nel mondo - in Francia, Germania, Usa, Spagna, Canada e anche in Italia - si stiano occupando con serietà e continuità del grave problema del secondary ticketing, e sul fatto che il biglietto nominale non servirebbe a nulla", prosegue Trotta: "Sull'inutilità dal biglietto nominale sento di dissentire profondamente: ho dimostrato recentemente con concerti che ho organizzato che il biglietto nominale, seppure per ora non supportato da una legge specifica che lo regolamenti, ma con una serie e stretta pratica sul cambio di nominativo, è un serio deterrente nei confronti del secondary ticketing". "Un biglietto per un concerto non è equiparabile a un biglietto per un treno, un aereo o una sistemazione alberghiera, dove c'è la possibilità di scegliere, perché il biglietto per uno spettacolo è per un preciso giorno e per una precisa location", conclude Trotta: "Mi pare che parlare di biglietto dimanico sia incosistente. Se si mettono insieme la logica del pubblico disposto a pagare tantissimo con quella del biglietto dinamico, si può pensare che determinati eventi e concerti diventino ancora di più appannaggio di chi ha tanti soldi da spendere, e che l'elemento principale che ha caratterizzato lo sviluppo negli ultimi cinquant'anni della musica dal vivo in tutto il mondo, cioè l'accessibilità, vada a decadere. E decadendo l'accessibilità penso che tutto il sistema imploderà, nel giro di pochi anni. L'amore, la passione, la gioia e la condivisione della musica si perderanno nel vento, per citare Bob Dylan...".