Spotify, il servizio che permette di ascoltare la musica in streaming da pc e dispositivi smart, sembra essere pronto ad un giro di vite per quanto riguarda gli utenti che approfittano del piano “Premium for Family”. Spotify, infatti, prevede due diversi modi d’utilizzo: quello gratis con inserimento di tanto in tanto di inserzioni pubblicitarie fra le canzoni e quello premium, al prezzo di 9,99€ al mese (quest’ultimo è disponibile anche a 0,99€ per i primi tre mesi e 4,99€ dal successivo per gli studenti). Per gli utenti Premium è prevista, però, la possibilità, chiamata appunto “Premium for Family” di condividere con altri cinque membri della propria famiglia il proprio account pagando 5,00€ in più al mese. Inutile dire di come in tanti abbiano approfittato di quest’ultima possibilità dichiarando il falso – cioè di essere tutti membri della stessa famiglia e di abitare sotto lo stesso tetto pur essendo semplici amici o, addirittura, sconosciuti – per dividere la quota mensile fra più utenti e abbassare notevolmente il costo del servizio premium pro capite. Una conseguenza di questa pratica – che va detto è molto diffusa fra gli utilizzatori di servizi di streaming online a pagamento – è stato il sostanziale aumento della base di utenti premium per il servizio, ma una diminuzione del ricavo medio per utente (ARPU). Per correre ai ripari la compagnia svedese guidata da Daniel Ek sembra aver attivato negli ultimi giorni la localizzazione GPS dei propri utenti, per identificare meglio gli utilizzatori finali del servizio e scoprire quanti, fra coloro che dichiarano di appartenere allo stesso nucleo familiare abitino realmente allo stesso indirizzo. Sul web sono spuntate le prime segnalazioni di utenti che hanno ricevuto una notifica che chiedeva di confermare il proprio indirizzo. Spotify da parte sua si è limitata a rispondere che confermando la propria posizione gli utenti aiuteranno la compagnia a “pagare al meglio gli artisti per la loro musica” Un altro colpo di Spotify ai furbetti, dopo che la compagnia ha annunciato nei mesi scorsi che almeno due milioni utenti in tutto il mondo usufruivano del servizio premium senza pagare, grazie ad applicazioni pirata.