Era il 27 ottobre di dieci anni fa quando Mario Ragni ci ha lasciati, sconfitto da una maledetta malattia. Aveva solo 62 anni. Ne scrivo oggi, in anticipo di un giorno, perché domani è sabato, gli uffici delle case discografiche saranno chiusi, e invece vorrei che tutti quelli che hanno conosciuto, stimato, apprezzato Mario Ragni (quei pochi almeno che ancora sono rimasti attivi nell'industria della musica) si ricordassero di mandargli un pensiero. Quando morì, scrissi queste poche parole https://www.rockol.it/news-97184/mario-ragni-quando-si-perde-amico che rileggendo oggi ancora sottoscrivo in pieno. Mario Ragni è stato un discografico “vecchia scuola”, e nella sua carriera, che trovate riassunta qui e in questa intervista di Rockol che mi piacerebbe che leggeste, ha fatto tante cose, alcune molto importanti (per dire, ha vinto tre festival di Sanremo: uno con la CGD, uno con la Ricordi e uno con la sua etichetta MBO). E di uno come lui bisogna ricordarsi, soprattutto di questi tempi in cui in discografia la passione è merce non rara, rarissima, e in cui l’industria discografica ha dimenticato cosa vogliono dire creatività, fantasia, determinazione, intuito, istinto. Se fosse ancora vivo, Mario Ragni adesso starebbe curando non più le compilation, delle quali è stato in Italia l’inventore, ma certamente qualche cofanetto o box con rarità e inediti (la sua conoscenza dei cataloghi era enciclopedica). Ci penso spesso, quando ne ho per le mani qualcuno di qualche cantante italiano, e ogni volta mi vien da mugugnare che Mario “l’avrebbe fatto meglio”. E mentre mugugno mi commuovo. In questo anniversario così triste, mando un abbraccio a Olly Coppeno, che ha accompagnato Mario nei suoi ultimi anni standogli a fianco con amore e dedizione. Franco Zanetti