Mentre la società degli autori vive ore di trepida attesa per la decisione del Consiglio dei Ministri che potrebbe disporne l’ennesimo commissariamento (in questo senso si è espresso il ministro dei Beni Culturali Giuliano Urbani, in qualità di autorità vigilante sull’operato dell’ente), sulla testa della Siae arriva un’altra tegola: l’associazione dei produttori di supporti magnetici Asmi (ne fanno parte grandi aziende multinazionali come Fuji, Maxell, Panasonic, Philips, Sony e TDK) ha denunciato per incostituzionalità, davanti al Tribunale di Milano, le norme che fissano gli importi del cosiddetto “equo compenso” sul prezzo finale di vendita di Cd e altri supporti vergini, destinato a ripianare almeno in parte autori, editori, case discografiche e interpreti per le perdite subite a causa della copia privata. <br> Secondo l’Asmi il recepimento della relativa direttiva comunitaria 2001 ha provocato un aumento abnorme e ingiustificato delle royalty imposte per legge, determinando rincari nel prezzo finale al consumatore anche del 60 % e, di riflesso, un crollo delle vendite stimato intorno al 40 % (198 milioni di euro il fatturato 2004). Se si dovesse tornare alla situazione precedente, come richiesto dall’organizzazione di categoria, la Siae si potrebbe veder privata di introiti dell’ordine dei 70-80 milioni di euro all’anno, pari al 10-11 % dei suoi incassi globali.