Gli strumenti per stroncare la rivendita online dei biglietti di concerti ed eventi dal vivo a prezzi maggiorati ci sono già: l'Italia, in merito, ha "delle leggi che non hanno eguali in Europa", e che - se applicate correttamente - potrebbero risolvere del tutto, e in pochissimo tempo, il fenomeno del bagarinaggio online. Ne sono convinti i vertici di TicketOne, l'amministratore delegato Stefano Lionetti e il direttore generale Andrea Grancini, che hanno convocato una conferenza stampa oggi, venerdì 29 marzo, a Milano, per fare il punto della situazione sulla lotta al mercato secondario e, contestualmente, per proporre una soluzione rapida, efficace e definitiva. La novità principale è rappresentata da un esposto all'AGCOM, presentato poco prima dell'incontro, nei confronti delle tre principali piattaforme di secondary ticketing operanti in Italia: Viagogo, StubHub e MyWayTicket. "Non è niente di rivoluzionario, ma vogliamo che sia un punto di partenza forte", chiarisce Lionetti, che insieme all'avvocato Maurizio Bernardi dello Studio Pirola chiarisce, per punti, il progetto della controllata italiana del gruppo Eventim: "Il pregio dell'attuale legge italiana contro il secondary ticketing è la chiarezza", precisa Bernardi, "Oggi, nel nostro Paese, vendere biglietti di eventi pubblici a un prezzo superiore a quello nominale rappresenta un reato amministrativo, del quale si rendono colpevoli sia le persone fisiche che propongono la transazione sia le piattaforme che la ospitano". "Le piattaforme ormai le conosciamo, sono quelle nei confronti delle quali abbiamo presentato l'esposto", prosegue Lionetti: "E, grazie alle tecnologie di vendita digitali, all'identità di chi rivende tagliandi a prezzo gonfiato possiamo risalire con facilità. Abbiamo consegnato alle autorità 180 pagine di attestazioni notarili di violazioni. A questo punto, secondo le normative attualmente in vigore dopo il decreto attuativo approvato qualche giorni fa, chiunque venda biglietti a prezzo maggiorato sul Web, anche da privato a privato, può rischiare sanzioni tra i 5000 e i 180mila euro, e i siti sui quali vengono effettuate le transazioni possono essere oscurati su tutto il territorio nazionale". Disposizioni che, da sole, basterebbero per stroncare il fenomeno, ma che al momento non vengono applicate. Ma che - se impiegate, secondo TicketOne - potrebbero rendere inutile l'adozione del biglietto nominale, provvedimento che la filiera della musica dal vivo teme per le implicazioni organizzative ed economiche che potrebbero rivelarsi un effetto boomerang ai danni dei frequentatori dei live. Non solo per le mere conseguenze logistico/organizzative - "La complessità del cambio di nominativo, che, contrariamente a quanto avviene nel calcio, richiederebbe la reemissione del biglietto, sigillo fiscale compreso", specifica Lionetti, "E le code ai varchi che si verificherebbero come conseguenza dei doppi controlli per accertare l'identità dei possessori dei biglietti" - ma anche per le implicazioni relative alla conservazione e alla gestione dei dati sensibili raccolti durante le prevendite. Ecco, quindi, la proposta di TicketOne: verificare l'effettiva efficacia della prima parte del testo - quello che punisce chi fa bagarinaggio e chi offre un mezzo per farlo - e ripensare in termini di semplificazione la seconda parte della legge, quella riguardante il biglietto nominale, possibilmente passando per una proroga che allontani la scadenza del prossimo primo luglio, data dalla quale i biglietti per eventi di musica popolare dal vivo con capienza superiore alle 5000 unità dovranno per legge essere nominali. "Oggi come oggi, la legge anti secondary ticketing così com'è non rappresenta il meglio che possiamo offrire al pubblico", dice Lionetti: "Prima che i disagi fuori da stadi, festival e palazzetti diventino oggetto di cronaca, abbiamo deciso di muoversi e fare qualcosa. Perché, certamente, il nostro obbiettivo è quello di debellare il secondary ticketing, ma anche di mantere in perfetta salute l'industria della musica dal vivo". Industria che, al proposito, si è mossa in ordine piuttosto sparso. Mentre Assomusica, l'associazione di categoria dei principali operatori italiani nel campo del live promoting, ha esplicitamente appoggiato l'iniziativa di TicketOne per mezzo di una nota diffusa contestualmente alla conferenza stampa - "Siamo contrari a ogni forma di bagarinaggio ma i consumatori devono sapere che con l'introduzione dal 1° luglio del biglietto nominativo per i concerti dal vivo, i costi dei biglietti aumenteranno, cambiare il nome dell'utilizzatore non sarà una procedura veloce e si creeranno più code agli ingressi per i controlli", ha fatto sapere il presidente Vincenzo Spera - e Friends and Partners, per mezzo del proprio Director of Ticketing Riccardo Brambilla, intervenuto personalmente all'incontro, ha appoggiato l'iniziativa di Lionetti e Grancini - "Lunedì attiveremo il nostro ufficio legale per 'replicare' l'esposto di TicketOne" - gli altri attori del settore, sia promoter che artisti, hanno mantenuto un profilo estremamente basso per non dire inesistente. "La sensazione che il problema esista c'è, ma i promoter fanno fatica ad aggregarsi", ha spiegato Lionetti: "Ci siamo mossi un autonomia per offrire uno spunto che ci piacerebbe venga allargato e condiviso. E' una nostra iniziativa, è vero, ma con la discussione non stavamo approdando a nulla". La palla, adesso, passa alla politica e alle autorità: "Con le istituzioni abbiamo sempre dialogato, e - ovviamente - continueremo a dialogare", ha confermato l'ad di TicketOne, "Siamo consci che l'AGCOM abbia problemi più ingenti - soprattutto dal punto di vista di volumi d'affari - da gestire, ma la nostra intenzione è quella di non abbassare la guardia. Anzi, di aumentare l'intensità dell'attività in questo senso non appena si presenterà l'opportunità di presentare alla legge in vigore le modifiche che stiamo proponendo". Non tutto il pubblico, in merito, ha una visione definita del problema: la convinzione che il secondary ticketing sia una sorta di inside job è radicata ancora in molti. "Ci sono paesi dove il secondary ticketing istituzionalizzato non scandalizza nessuno. E altri, come quelli anglosassoni, dove vietare la speculazione - anche 'casalinga' - viene vissuta come un'insopportabile violazione della libertà personale. Ma non è il caso dell'Italia. Abbiamo una legge votata da un governo eletto democraticamente che dice che non si possono rivendere biglietti a prezzo maggiorato. Punto. Poi, in base ai dati in nostro possesso, il bagarino tipo non è più il professionista che campa di secondary ticketing, ma lo studente o l'impiegato che ogni tanto arrotonda mettendosi in tasca 200 euro frutto della rivendita sulle piattaforme online. Incrociando i dati del nostro database di casi del genere, in questi ultimi anni, ne abbiamo contati tantissimi. Piaccia o meno, oggi come oggi, il bagarino è una persona normale".