La holding francese ha appena cambiato il suo uomo di punta, ma il nuovo amministratore delegato Jean-Bernard Lévy (da non confondere con Alain Levy, numero uno della EMI Music) ha fatto intendere di voler proseguire nel solco tracciato dal predecessore Jean-René Fourtou: nel suo discorso programmatico di presentazione agli azionisti, riuniti in assemblea nei quartieri generali della società a Parigi, ha annunciato solennemente che “tra dieci anni, Universal Music farà ancora parte di Vivendi”. <br> La decisione di tenersi stretta la casa discografica (a differenza della divisione televisiva e cinematografica, venduta nel 2004 alla General Electric con l’obiettivo di riassestare le finanze, vedi News) è favorita dai risultati positivi conseguiti con la “dieta” Fourtou, la cui politica di rigoroso controllo dei costi sta portando ad una progressiva riduzione dell’indebitamento societario (ora sotto i 4 miliardi di euro), ma anche dai risultati in ripresa della stessa Universal (+ 6 % nel primo trimestre 2005, con Gwen Stefani, Keane, Killers, Scissor Sisters, 50 Cent e il nuovo Mariah Carey a tirare la volata) e soprattutto dalle prospettive incoraggianti che riguardano il download musicale: già oggi musica digitale e suonerie valgono il 4 % del fatturato Universal, e Lévy ritiene che in tempi rapidi possano arrivare a rappresentare il 20 % del giro d’affari della casa discografica.